A San Basilio, nei pressi di Taranto sorge una dimora storica spettrale e che si considera infestata da fantasmi.
Taranto. Ci sono luoghi, spesso spettrali già nel loro aspetto, che ci parlano di mistero e che affascinano per il loro passato. Luoghi perduti nel silenzio dei secoli, ma che racchiudono #storie di amori impossibili o di morti violente. Antiche masserie, dimore nobili, manieri in cui luci misteriose o grida popolano le notti inquiete degli amanti del brivido.
Ognuno di essi conserva tra le sue mura i segreti impenetrabili del passato, che ritorna con i suoi #fantasmi e i suoi incubi.
Il Casino del Duca
E tra storia e mistero un’antica masseria, risalente al ‘600, oggi disabitata e in stato di abbandono, colpisce l’immaginario di quanti desiderino provare sensazioni forti. Il #Casino del Duca domina la campagna circostante con le sue mura smerlate e la sua imponente struttura.
In località San Basilio, in direzione di Castellaneta, si erge maestoso e misterioso questo maniero, considerato uno dei luoghi più infestati d’Italia. E anche gli attuali proprietari lo hanno abbandonato alla sua solitudine, mettendolo in vendita.
Ci si accede attraverso un cancello semi-aperto, che incupisce ancor più l’atmosfera circostante, mentre le erbacce invadono ormai gli spazi aperti.
Facile perdersi in suggestioni entrando all’interno, facile credere che antichi sospiri o grida di dolore si odano nelle notti silenziose. Le testimonianze sono molteplici e c’è chi giura di aver fotografato volti dalle orbite vuote o di aver udito voci e bisbigli misteriosi.
Il #Casino del Duca rimane chiuso nella sua storia, intrisa di antiche pratiche occultistiche, ma anche di dolore. Il dolore di un padre, il Duca Placido de’Sangro per la morte del suo unico figlio: Riccardo, morto suicida per una delusione amorosa.
La storia
Era il tempo dello splendore borbonico per il nostro Sud, dove la realtà contadina faceva da sfondo a una nobiltà di frequente illuminata. E Napoli, perla della cultura, dominava la scena europea.
Il Duca, appartenente a un nobile casato di origine abruzzese che annoverava fra i suoi membri il mitico – e per taluni famigerato – alchimista Raimondo de’Sangro, Principe di Sansevero, aveva dunque ereditato il titolo di Duca di Martina dalla madre Argentina, ultima dei Caracciolo, andata in sposa a Riccardo III de’Sangro.
Di antica nobiltà quindi, godeva di un ruolo prestigioso anche presso la corte borbonica, ma la sua vita fu costellata da una serie di lutti che lo indussero a ritirarsi nel maniero di San Basilio.
Placido aveva perso l’amata moglie Maria Cunegonda Caracciolo di S. Teodoro, morta ad appena 20 anni, pochi mesi dopo aver dato alla luce il piccolo Riccardo, ma un nuovo dolore, ben più rilevante lo colpì: la morte del figlio.
Questa sciagura lo prostrò e volle dedicare alla memoria del suo Riccardo un monumento, ancora oggi visibile.
Su di esso un tempo era posto un cacciatore, in ricordo dell’amore per la caccia del giovane Riccardo. Ma, quando nel 1974 un fulmine colpì la statua, questa si sbriciolò, come i ricordi.
C’è chi giura però di aver sentito grida strazianti provenire dal monumento in quella circostanza e di aver fotografato un’immagine misteriosa comparsa temporaneamente sulla base.
Il mistero rimane, così come il ricordo del dolore del Duca.
#IrmaSaracino