Otsuchi

A Otsuchi, in #Giappone, una cabina telefonica collegata con il nulla consente a tanti di parlare con i propri defunti.

#Giappone, terra dai forti contrasti, persa nelle sue antiche tradizioni, ma anche aperta a una tecnologia che supera talvolta l’immaginario! Ci parla di antiche credenze, radicate nella sua popolazione. Ci mostra una spiritualità in netto contrasto con la violenza dei suoi Samurai. Ma sa anche schiudere le porte di un Paradiso che è Natura, è vento, è spirito supremo. Ed è a Otsuchi, appunto, una città profondamente provata dallo tsunami del 2011, che un  apparecchio telefonico in formica, nero, consente ai visitatori di sussurrare ai propri #defunti le  parole mai dette, quelle che nascono dal cuore.

Il signor Itaru Sasaki

Tutto ha avuto inizio nel lontano 2010 ad opera del signor Itaru Sasaki. Questi, afflitto dalla perdita del cugino, ha pensato bene di porre nel suo giardino una cabina telefonica, ovviamente di colore bianco( colore del lutto in Giappone).

Al suo interno vi ha posto il famoso #telefono e, componendo pazientemente il numero del parente defunto, è riuscito, almeno nelle sue intenzioni, a comunicargli tutte le sue emozioni.

Un comportamento bizzarro per noi, ma che non ha destato scalpore tra i suoi concittadini.

In Giappone, infatti, secondo la religione shintoista,   il dialogo tra umani e spiriti è una possibilità.  E  ogni cosa, vivente o meno,  ha un kami (spirito) vitale.

La Natura stessa prende forma ed è capace di «parlare» con l’uomo, spaventarlo o coccolarlo. Tutto dipende dal nostro rapporto con questo mondo fantastico, dalla capacità di aderire alle sue regole millenarie.

Lo tsunami

Ma la Natura sa essere crudele. E quando, nel 2011, un violento tsunami ha spazzato via  da Otsuchi circa ventimila vite umane, il dolore ha invaso la quotidianità degli abitanti del posto.

Un dolore sordo, incapace di trovare nella rassegnazione uno spiraglio per la vita.

E, così, da allora la cabina del signor Sasaki è divenuta meta di tanti, desiderosi di comunicare ai propri cari tutto il loro amore.

In migliaia, pazientemente, con il tipico garbo giapponese, i visitatori attendono il proprio turno ( previo permesso del proprietario).

Lo spirito del vento

Posso fare una telefonata dalla sua cabina? è da tanto che non parlo con..”

Questa la gentile richiesta formulata di continuo al signor Itaru, che ovviamente è sempre disponibile.

Donne, uomini, entrano quindi nella cabina. Formano il numero di telefono a loro noto e sussurrano allo spirito del vento ( in giapponese Kamikaze), le parole immortali, quelle del cuore.

#IrmaSaracino