Nepal e butan

Un viaggio verso nuove dimensioni, nuove realtà. Nepal e Bhutan, alle soglie del Paradiso

Marzo 2019. Avevo sempre sentito parlare di questi paesi: Nepal e Bhutan, soprattutto del Nepal. Uno dei paesi più tranquilli e pacifici del mondo, culla della cultura buddista, che ha sempre portato avanti una filosofia di vita molto lontana da quella occidentale.

Immaginabile, quindi, l’emozione del momento in cui ho preso l’aereo da Malpensa. Una sensazione forte unica, condivisa anche dai miei compagni di #viaggio. In tutto 10, pronti per nuove scoperte, per nuove avventure.

Ma l’arrivo in questa remota realtà mi ha proiettato in una dimensione nuova, inebriante. E il viaggio, la scoperta ha avuto inizio.

Kathmandu

Al primo impatto vedere il centro storico di Kathmandu, patrimonio dell’Unesco, in una giornata di pioggia con templi e palazzi puntellati (dopo i terremoti del 2015 e 2017) è stato un colpo al cuore. Ma in una osservazione più attenta si riusciva a cogliere la magnificenza architettonica degli edifici e l’atmosfera mistica degli ambienti.

Tra questi palazzi, proprio a due passi da Durbar Square, mi perdevo nella bellezza, nella storia.

La visita del Kumari Bahal, reggia della Kumari o Dea Bambina, mi sconvolse totalmente. Ero preso da quella cultura così diversa dalla nostra.

Nel palazzo infatti risiede una bambina di circa sette-otto anni, venerata sia da Induisti che da Buddisti, che, scelta tra tante altre per caratteristiche fisiche, e tolta alla vita infantile e familiare, viene lì ospitata e sottoposta ad una “vita da dea”.

Vive lì, lontana dai familiari, con regole ed abbigliamento definiti, assistita ed accudita da due bambini guardiani, fino al giorno del suo menarca. Momento questo in cui, non essendo più pura, decade dal suo incarico e ritorna alla vita infantile, lasciando il posto ad un’altra bambina che a sua volta sarà venerata come dea.

Cosa possa dare ad una bambina di quella età una esperienza del genere è difficile dirlo!

Freak Street

Da Basantapur Square, dove si può ammirare il vecchio Palazzo Reale, si allunga la famosa Freak Street, la via tanto battuta dagli Hippy tra gli anni sessanta e gli anni ottanta che si recavano in Nepal per approvvigionarsi gratuitamente delle droghe leggere, vietate in occidente.

Oggi però la strada non è più interessante. E’ un crogiuolo di etnie diverse. Uomini e donne brulicanti che vendono la propria mercanzia.

Bhutan

Ma il nostro cammino prosegue e un aereo è pronto a portarci in Bhutan. Sorvoliamo la catena dell’Himalaya e qui l’emozione si fa brivido.

Siamo sul “tetto del mondo” e lo sguardo si perde su quelle alte cime innevate, che ci parlano d’immenso. Il Karakorum, l’ #Everest e tante altre, tutte al disopra degli 8000 metri, si proiettano maestose verso un cielo terso, assolutamente privo di nuvole.

Giungiamo alla fine in Bhutan, un angolo di mondo perso nella magia del suo passato e della sua natura, ancora non contaminato dal turismo.

Il Paese ci accoglie col calore della sua gente, così genuina e ospitale. E a Paro assistiamo al famoso festival chiamato dai locali Tsechu, che si tiene ogni anno nel mese di marzo. Ci proiettiamo così in un’atmosfera quasi onirica, pur nelle sue caratteristiche tribali.

Il festival di Paro

Danze religiose propiziatorie hanno inizio in una fantasmagorica coreografia. I danzatori, tutti esclusivamente uomini, ruotano con movenze studiate dinanzi ai nostri occhi. Indossano festosi costumi multicolori con maschere rituali, che rievocano la vita e gli insegnamenti del Guru Rinpoche, fondatore delle scuole del buddhismo tibetano.

Il giorno successivo, all’alba, dopo le danze, si celebra la cerimonia del Thongdrol, (thong guardare e drol liberazione). Si tratta dell’esposizione di una Thanka gigantesca (un dipinto eseguito su tessuto), a cui viene attribuito il potere di ottenere la liberazione guardandolo.

Davanti ad esso i monaci eseguono delle cerimonie di purificazione, mentre i fedeli si avvicinano, cercando di toccare il tessuto con il capo.

Monastero di Taktsang

Sempre a Paro visitiamo poi il Monastero di Taktsang (tana della tigre), incastonato nella roccia e raggiungibile dopo un percorso di circa 4 ore, prima a cavallo e poi a piedi.

La leggenda dice che il Guru Padmasambava (Rinpoche) sia volato qui nel VIII° secolo d.c. sul dorso di una tigre. Il suo scopo? ovviamente quello di sconfiggere i demoni della regione di Paro che si stavano opponendo alla diffusione del buddhismo.

Rimaniamo stupiti di fronte a tanta maestosa bellezza e ci sorprendiamo che questo monastero non sia stato ancora inserito tra i siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.

Punakha

Ma il nostro viaggio prosegue poi alla scoperta di altre antiche dimore. Passando per Thimphu, la capitale del Bhutan, ci rechiamo a Punakha, antica capitale del Bhutan.

E qui rimango folgorato da una ritualistica religiosa che sembra affermare la superiorità del maschio.

Ci troviamo all’interno del Chimi Lhakhang, un tempio costruito in onore di Lama Drukpa Kunley, “il folle divino”. Qui, lasciando una piccola offerta, puoi ricevere la benedizione dei falli in legno, avorio e pietra.

Il fallo infatti è venerato in tutta la città come simbolo di fertilità. E’ dipinto anche sui muri delle case e ne puoi acquistare di tutti i tipi nei negozi di souvenir.

Nuove mete

Il viaggio prosegue poi per Trongsa, la valle di Bumthang e quella di Phobjikha, con un susseguirsi di dzong e templi dalle caratteristiche molto simili, ma anche di paesaggi montani mozzafiato. Qui le Gru Collo Nero, specie rara in rischio di estinzione, migrano in autunno provenienti dal Tibet.

Sulla via del ritorno

Siamo ormai alla fine di questo viaggio e la malinconia accompagna il nostro rientro, mentre immagini indimenticabili sfilano dinanzi ai nostri occhi. Affollano la nostra mente.

Ma siamo pronti già per nuove mete, per nuovi orizzonti.

#BrunoMatacchieri

Di Bruno Matacchieri

medico psichiatra, scrittore, esperto di opera lirica