Storia e degrado, miseria e nobiltà sono il fascino di Napoli, dove l’enigma si fa vita e strappa un sipario avvolto dal mistero.
Luci ed ombre, Paradiso e inferno convivono nell’alone magico di Napoli. Un alone fatto di contrasti, ma di indiscutibile fascino. Un alone che fa di questa città l’enigma della #Storia, o forse della #vita.
Sì, perchè a Napoli, tutto si inventa, anche la #vita. E la quotidianità è scandita dall’orgoglio dei suoi figli. Dalla #Storia, che palpita nello splendore dei suoi edifici, retaggio di un passato ancora presente nell’identità di questo ‘popolo’, ma soprattutto dalla #bellezza.
Bellezza di quel golfo perso nell’orizzonte lontano dei sogni, baciato dal sole, inebriato dai profumi del mare. Un mare che canta ancora le canzoni nostalgiche, immortali, della sua gente.
Ma anche #bellezza degli angoli più remoti e segreti, tra i quali aleggiano antiche leggende e superstizioni. E le sue chiese, rifugio da sempre dei disperati, accolgono tra i loro splendori i sospiri e le preghiere di chi ancora sa credere. Il divino così accarezza i suoi figli, capaci di amare, ma anche di odiare.
Gli enigmi
C’è però una Napoli occulta, misteriosa che custodisce i segreti di un sapere iniziatico, elitario. Una Gran Madre che parla per simboli e comunica solo a chi sa e può comprendere.
Culla e roccaforte della massoneria, la città partenopea, ancora oggi ne rappresenta infatti un pilastro.
Dalla Galleria Umberto I, fiore all’occhiello dell’architettura ottocentesca, progettata e costruita da un Fratello, l’ingegnere Emanuele Rocco, alla cappella di San Severo, l’enigma si fa luce e trapela, creando una sottile alchimia.
E anche il visitatore meno attento non può rimanere indifferente di fronte alla maestosità delle sculture che adornano questo tempio dell’esoterismo. Dense di simboli, cariche di significati.
La cappella è l’apoteosi della conoscenza suprema, dell’illuminazione. E la cornice ideale di questo supremo enigma è il velo sottile che avvolge la figura di quel Cristo, perennemente adagiato nella sua mortalità umana.
E’ il velo sottile dell’ultimo passo verso la conoscenza, verso quella verità rivelata che giace adagiata nel suo ultimo giaciglio umano.
L’ineguagliabile scultura di Giuseppe Sanmartino domina così la scena del sapere e l’uomo si stupisce, ma talvolta comprende.
Il sipario della vita si alza verso la luce e il cammino procede, al di là del limite.
La #bellezza, ancora una volta sa parlare, sa illuminare.
Il San Carlo, la favola si fa realtà
Ma la magia continua nelle mille voci, nelle antiche musiche e nei fantasmi del passato, quando si cammina tra gli splendidi ori e i velluti purpurei del S. Carlo.
Considerato uno dei teatri più belli del mondo, è senz’altro il più antico. Voluto fortemente da Carlo III, siglò il potere di questo monarca nel lontano 1737 e il tempo, come l’incendio del 1816, non sembrano aver scalfito la sua bellezza.
Si ha la sensazione, in questo teatro, di vivere la favola e ci si proietta in una dimensione altra, unica, dove l’edonè della bellezza, si sublima nella perfetta armonia.
Poi le luci si spengono, mentre la musica ci culla e.. il sipario si apre.
#IrmaSaracino