Nota per la famosa ‘disfida’, in realtà Barletta cela tra le sue bianche mura gli antichi segreti dei Templari
Anche la Storia ha i suoi enigmi, le sua antiche tracce e vestigia di un passato che ancora vive e ci parla attraverso simboli e architetture. E Barletta, un tempo porta per l’Oriente, ci parla del suo passato con le sue chiese, il suo castello, i suoi palazzi signorili.
Nel Medioevo, infatti, la città, ubicata sulla famosa via Francigena, ospitava i tanti pellegrini che s’imbarcavano per la Terrasanta. Ma Barletta era anche, nel XII secolo, la sede regionale dei #Templari. I famosi e spietati ‘monaci guerrieri‘ che legano la loro storia al #mistero e all’enigma del Santo Graal.
Ed è proprio qui, all’interno del massiccio ‘castello‘ della città che questi indomiti cavalieri furono imprigionati nel 1308, quando Filippo il Bello volle sterminare questo potente ordine e impadronirsi di tutte le loro ricchezze.
Custodi del tempio, considerati invincibili in battaglia, i #Templari rappresentano un enigma ed esercitano anche oggi un indiscutibile fascino sugli amanti di quel sapere illuminato che è conoscenza suprema.
Un passato glorioso, quindi, quello di Barletta, legato al #mistero, che è tutt’ora presente, con le sue tante tracce.
Il viaggio e la scoperta
Un viaggio è già di per sè una #ricerca. E l’indagine del passato porta a nuovi orizzonti, spesso sconosciuti, talvolta volutamente ignorati.
Girare per le vie e le stradine di questa affascinante cittadina pugliese è come proiettarsi in una dimensione storica sovraspaziale, ma soprattutto sovratemporale.
L’uomo si confronta così con le mille voci, le antiche presenze di una realtà che vive ancora, non solo nell’immaginario.
Il cammino
Percorrendo Corso Vittorio Emanuele, giungiamo nei pressi di una statua bronzea di gigantesche proporzioni. E’ Eraclio, il colosso di Barletta.
Maestoso e perso nella sua incerta origine, domina il tempo e la scena. Secondo una tradizione sarebbe stato trovato, dopo il naufragio di una nave crociata, nel 1202, ma su di esso non sono mai stati rinvenuti sedimenti marini.
Non si sa neppure chi raffiguri, ma i suoi tratti orientaleggianti, l’orecchino e lo stemma posto sulla sua corona, lo collegherebbero all’imperatore Teodosio, vissuto nel V secolo. In piena età bizantina quindi.
Poi il nostro percorso continua e ci immergiamo tra le volte e le arcate della Chiesa del Santo Sepolcro, risalente all’XI o XII secolo.
Antichi affreschi e una luce soffusa ci avvolgono in un’aura unica. La Chiesa, in stile romanico, presenta anche tracce e simboli della Terrasanta e qui, secondo la leggenda, avrebbero trovato rifugio le reliquie del Santo Sepolcro.
Ma rimaniamo stupiti ed estatici di fronte alla bellezza, sia pure ibrida, della concattedrale. Questa, proprio nella commistione di diversi stili, risalenti ad epoche diverse, trova unicità e testimonia l’importanza di questa area sacra. La Chiesa, infatti, a tutt’oggi, è sede dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
Il castello
E se l’orientamento aveva una sua importanza rilevante nella costruzione degli edifici in età medievale, la prova ci è fornita dalla presenza del castello, proprio a pochi passi dalla concattedrale.
E’ qui, all’interno di queste poderose mura, che furono rinchiusi i Templari. La costruzione, che ha un nucleo originario di età normanna, fu poi, in età federiciana, roccaforte dello ‘stupor mundi’, Federico II di Svevia, il cui busto troneggia all’interno di una sala.
Ma fu per volere di Carlo V, sotto la dominazione spagnola, che il maniero assunse quella forma tipica che ne fa ancora oggi un ‘unicum‘
Quattro bastioni, dalla singolare forma di lancia, sfidano il tempo e troneggiano a testimonianza del potere di questo monarca.
Poi.. di fronte, il mare e quell’orizzonte tante volte scrutato alla #ricerca di ignote verità.
#IrmaSaracino