Si è aperta ieri, a Roma, la mostra di Raffaello. In un momento così critico per l’Italia, l’arte assume un valore e un significato ancora più profondi.
La pittura di Raffaello. Se la bellezza fu, nell’antico splendore dell’epopea greca, la fonte d’ispirazione e l‘edonè dell’anima, nella grande #pittura del nostro #Rinascimento essa diviene l’espressione del divino. E l’uomo, liberatosi dai retaggi di una cultura medievale, ritrova il piacere della vita e umanizza la divinità, rendendola terrena, partecipe, presente.
La pittura si fa quindi viva, umana, anche nell’usuale iconoclastica. Le Madonne, rappresentate dai nostri grandi pittori, sono madri tenere e i loro volti esprimono e irradiano una nuova luce, libera dai rigidi archetipi medievali.
La vita del nostro #Rinascimento palpita nei quadri e nelle architetture di questa straordinaria stagione dell’uomo e il genio creativo italiano conosce l’immortalità.
Leonardo, Michelangelo, Raffaello e tanti altri danno una svolta precisa all’#Arte e l’uomo diviene nuovamente protagonista della sua vita e del suo tempo.
Raffaello
In questo clima culturale, così frizzante e innovativo, nasce a Urbino, nel 1483, Raffaello Santi, figlio di Giovanni De’ Santi, pittore di talento e conosciuto nella città dei Montefeltro.
Ed é qui che avviene la prima formazione di questo precoce talento della #pittura. In una città che, all’epoca, era culla e custode della creatività artistica.
La fama
Sin da piccolo Raffaello fu soggiogato dall’ariosità dei dipinti di Piero della Francesca, e, crescendo, imparò nella bottega del padre i primi rudimenti dell’Arte pittorica. Rimasto orfano all’età di 11 anni, seppe poi gestire abilmente la bottega paterna, al punto da conquistarsi in breve la fama. E, già a 17 anni, il tratto distintivo della sua pittura, lo rese noto.
Cominciò a viaggiare e, entrato nella ‘bottega’ del Perugino, fu influenzato nella sua #Arte. Ma espresse subito caratteristiche personali e originali.
Bello, elegante e raffinato, in breve divenne un’icona di stile. Ricercato e amato dalle donne, Raffaello raggiunse la notorietà. Fu a Siena, Roma, Firenze e qui entrò in contatto con Michelangelo, Leonardo, da cui mutuò gli sfondi paesaggistici di alcuni suoi dipinti, i colori tenui, vellutati, e l’impostazione piramidale di alcune sue figure.
Ma seppe infondere una maggiore concretezza alle sue Madonne che, pur nella loro straordinaria bellezza, preservano la tenera compostezza di madri.
La bellezza per l’Urbinate
Ma vera protagonista di questo straordinario artista fu la ‘bellezza‘, intesa come linfa vitale e espressione di quell’armonia che é tratto distintivo della perfezione divina, ma anche nutrimento spirituale.
E la bellezza il giovane ricercò anche nei suoi amori. Ma amò realmente una donna sola: Margherita Luti, figlia di un fornaio di Trastevere, detta perciò la Fornarina.
In breve la giovane divenne la musa ispiratrice e la modella di questo talento della pittura rinascimentale. E il suo volto fu consegnato da Raffaello all’immortalità.
Roma
La città eterna fu la sua dimora stabile e il suo successo fu senza pari. Amabile nei modi, a differenza di Michelangelo troppo intento ad affrescare la cappella Sistina, Raffaello seppe conquistarsi i favori e la stima della corte di due pontefici: Giulio II e Leone X.
E il suo genio si espresse anche nell’architettura, dando origine a capolavori unici, come le ‘stanze vaticane’.
Ottenne commissioni da tutte le famiglie più in vista della Roma bene dell’epoca e produsse alacremente, regalando ai posteri dei veri gioielli dell’Arte.
Purtroppo morì prematuramente, a soli 37 anni, il 6 Aprile del 1520 per cause ancora da accertare e con lui si spense una luce illuminante del nostro Rinascimento.
500 anni dopo
Oggi, come allora, la ‘bellezza’ delle opere di questo ‘enfant prodige’ può far dimenticare le sofferenze dell’attuale realtà, parlando direttamente all’anima e sospirando le parole segrete dell’infinito.
#IrmaSaracino