L’estro creativo, che si esprime nell’arte, sarebbe legato ad una sensibilità fuori del comune e ad una tendenza a sviluppare disagio mentale
Per capire bene che relazione che c’è tra arte e #follia dobbiamo intenderci sia sul significato di arte che su quello di #follia.
L’arte
Per arte intendiamo ogni attività umana che porta a forme di creatività ed espressione estetica. E poggia su accorgimenti tecnici e abilità dell’autore.
L’opera d’arte è specchio espressivo dell’idee dell’artista, che è figlio del suo tempo. L’opera, per essere una vera opera d’arte e non un semplice manufatto, deve essere fruibile non solo dai contemporanei, ma restare nel tempo.
E’ l’espressione estetica dell’interiorità umana, funzione della dinamica psichica tra pulsioni ed inibizioni dell’uomo. L’#artista è originalità, creatività, eccentricità.
La follia
Per #follia, o meglio disagio psichico (follia è un termine non usato in psichiatria) è un’affezione che colpisce il pensiero, i sentimenti e il comportamento, in modo da rendere la sua integrazione sociale problematica e causandogli sofferenza.
In gergo comune, quando parliamo di «follia» in genere, ci riferiamo alle psicosi, in particolare alla schizofrenia in tutte le sue forme, ritenendo tale patologia qualcosa di misterioso, magico, imprevedibile.
Ma gli artisti sono più esposti ad un più alto rischio di malattia mentale?
E’ una domanda che gli intellettuali si pongono da molti anni. Già Aristotele, nella Problemata XXX, si interroga sul perché tutti gli uomini eccezionali abbiano un temperamento «melanconico» e siano affetti dagli stati patologici che ne derivano.
Petrarca nell’”Epistola a Zoito” scrive: “Non esiste alcun ingegno se non mescolato alla follia”.
I Romantici ritenevano che la sregolatezza della passione alimenti al contempo il furore creativo e il tormento della pazzia. Genialità e follia quindi formano il binomio necessario per il ‘produrre creativo’.
L’artista incompreso
Nasce la leggenda dell’artista incompreso, considerato folle solo perché troppo eccentrico ed originale.
Secondo alcuni studiosi più recenti, la relazione genialità/follia è solo apparente, condizionata da errori metodologici.
Ci sono tuttavia degli studi attendibili che registrano una frequenza fino a tre volte maggiore di disturbi mentali tra coloro che esercitano una professione artistica o creativa.
La malattia mentale favorirebbe sia l’autoaffermazione, quel processo che permette la conoscenza di se stessi e delle proprie capacità, sia la creatività e l’originalità per la tendenza ad associazioni di idee inusuali. L’estro creativo sarebbe legato ad una sensibilità fuori del comune e ad una tendenza a sviluppare depressioni e psicosi.
D’altro canto sembra che il legame creatività/malattia mentale sarebbe un processo di selezione nella scelta della professione, perchè le attività artistiche possono essere discontinue e quindi compatibili con l’irregolarità di tali patologie.
In effetti é’ possibile che questi soggetti sofferenti scelgano professioni che sentono a loro più confacenti.
Inevitabilmente anche fra gli artisti dovremmo ritrovare la stessa percentuale di disturbi psichici rispetto alla popolazione generale, almeno il 15-20%, ed infatti la ritroviamo, forse un po’ aumentata.
Anche se i pazienti schizofrenici, come gli artisti, hanno maggiore facilità ad accedere a contenuti inconsci, solo quelli in grado di tradurli in una struttura formale, che è anche un codice condiviso, sono in grado di produrre opere d’arte che vengono riconosciute e apprezzate dalla comunità.
Forse, come si è visto finora, non è possibile stabilire un’equazione semplice e immediata tra i concetti di arte/creatività e #follia/disagio.
Non vi è un legame diretto tra creatività artistica (genio) e patologia psichica (follia). Ma non si può negare del resto che vi sia un punto di contatto tra arte e follia.
#BrunoMatacchieri