Alda stessa si definisce in questi termini, intitolando una delle sue poche opere in prosa. Da queste note biografiche emerge un flusso discontinuo di pensieri che sembrano sussulti.
Alda Merini nasce a Milano, il 21 marzo del 1931. Arriva con la primavera, ma scrive: “non sapevo che nascere #folle, aprire le zolle, potesse scatenare tempesta”.
Sensibile e malinconica, il suo disagio psichico, iniziato a soli 16 anni, è una vera tempesta della sua vita. “Le prime ombre della sua mente”, come le chiama, la conducono a un ricovero di un mese presso la clinica psichiatrica “Villa Turro” di Milano. Ma presto le sue poesie conquistano gli ambienti letterari italiani dei primi anni cinquanta. Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo per primi ne restano affascinati.
Con quest’ultimo nasce anche un forte legame di amicizia che li accompagnerà per anni.
Col tempo anche il pubblico la apprezza, soprattutto quando scrive sulla drammatica e sconvolgente esperienza dell’ospedale psichiatrico.
L’Arte della Merini
Vivendo tra scrittori e psichiatri la sua #arte si impone e viene riconosciuta da diversi premi letterari e da una laurea honoris causa in “Teorie della comunicazione e del linguaggio”, conferitale dalla Università degli Studi di Messina.
Tra le rime che meglio esprimono il suo disagio psichico e, soprattutto, la sua coscienza di #malattia mi piace ricordare “Io sono #folle, folle”, tratta dalla raccolta “Vuoto d’amore”:
Io sono folle, folle
folle di amore per te.
Io gemo di tenerezza
perché sono folle, folle,
perché ti ho perduto.
Stamane il mattino era sì caldo
che a me dettava questa confusione,
ma io ero malata di tormento
ero malata di tua perdizione.
In queste rime la consapevolezza di #malattia è pregnante, le parole “#folle” e “malata” sono le più frequenti, però la percezione del disagio e della sofferenza di malata si mescola armoniosamente con il sentimento di sofferenza da perdita d’amore.
La malattia
Il suo percorso di #malattia va avanti. La diagnosi psichiatrica è chiara “Disturbo Bipolare” ed è la stessa che viene emessa ad ogni suo ricovero, compreso quello effettuato a Taranto nel 1985, presso il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale ”SS. Annunziata”.
Alda in quegli anni vive nella città pugliese perché ha sposato Michele Pierri, medico primario di Cardiologia e poeta tarantino, che aveva dimostrato di apprezzare la sua poesia.
L’amore
Tra i due c’é prima un periodo di scambi telefonici e la comune sensibilità artistica fa nascere in loro un profondo rapporto affettivo che li conduce al matrimonio.
Durante questo ricovero io, giovane medico psichiatra del reparto di Psichiatria all’inizio della carriera, la incontro e ne subisco rapidamente il suo fascino.
I colloqui che ho con lei, durante la degenza, vertono, più che sui suoi sintomi, sull’arte, la poesia, i sentimenti ad essa collegati, le emozioni.
I ricordi, le emozioni
Quando arrivavo la mattina, lei mi aspettava sull’uscio della sua stanza di degenza, desiderosa di scambiare con me “due chiacchiere” ed io facevo sempre in modo di ritagliarmi, tra gli impegni di reparto, un po’ di tempo da dedicare a questi momenti di intimità mentale.
Credo che da quegli incontri io abbia ricevuto molto di più di quanto sia riuscito ad aiutare lei nella sua malattia.
Alda Merini infatti ha contribuito ampiamente a formare la mia capacità professionale di entrare in una sintonia costruttiva con i miei pazienti.
#Bruno Matacchieri