La sublimazione dell’ideale di bellezza, come armonia del cosmo e dello spirito, é tutto nella nascita di Venere del Botticelli
Botticelli. La voce del nostro Rinascimento é in quel ripiegamento dell’uomo su se stesso e sulla propria identità cosmica, che é racchiusa nella perfetta #Armonia. L’uomo riscopre così l’edoné dell’#Arte, che non va intesa come piacere, ma come bisogno necessario dello spirito. Una sorta di elevazione terrena, quindi, verso quel macrocosmo che é fusione, Armonia, equilibrio. E i pittori, gli artisti della nostra età dell’oro comprendono questo messaggio. Lo vivono, esprimendolo nelle proprie opere.
La rivalutazione della fisicità
Il corpo, nella sua plastica #armonia, diviene quindi protagonista e viene esposto nella sua nudità quale segno tangibile della divina perfezione. Michelangelo, nel suo anelito di trasfondere la dimensione scultorea nella pittura, é la massima espressione di questo nuovo ideale artistico, ma la #bellezza muliebre raggiunge la sua apoteosi indubbiamente nella Nascita di Venere del Botticelli.
Un dipinto realizzato dall’artista fiorentino nella fase medicea della sua produzione e ispirato, nei tratti del volto di Venere da una nobildonna di rara #bellezza (1482-1485).
Un volto perfetto che stupisce l’osservatore per la perfetta fusione tra carattere terreno e divino. Sì che risulta difficile comprendere fin dove arrivi la dimensione terrena, perché la bellezza travalica i limiti umani per farsi immortale, appagante.
L’anima quindi si perde nella contemplazione e si fonde con il divino.
Il mito diviene messaggio di una dimensione altra, non coercita dalle restrizioni demonizzanti di stampo medievale. Una dimensione che é già di per sé religiosità, scevra da collocazioni fideistiche restrittive.
Il corpo, anatomicamente é imperfetto, ma ha una sua aereosità. Le spalle sono fin troppo cadenti, ma seguono precise linee che delimitano la spazialità, creando anche il movimento dell’immagine.
La figura di Venere
Il corpo della dea é centrale nella tela e le linee fanno convergere il movimento delle figure circostanti su di essa. Venere assume quindi una sua concettualità, anche nel suo pudore. La dea non é solo tripudio dell’eros, ma messaggio di quell’appagamento interiore, che divinizza il microcosmo. Lo eleva fino all’Amore supremo, che é perfezione.
Botticelli, ultimo atto
Ma l’Arte, purtroppo molto spesso si piega ai pensieri ed alle circostanze di un’epoca, di un periodo storico. E l’artista ne riceve messaggi, talvolta fuorvianti, che inficiano la sua creatività.
Botticelli dopo lo splendore mediceo, risentirà dell’oscurantismo dell’età di Savonarola. Metterà da parte infatti i soggetti mitologici per ripiegarsi su immagini sacre, spesso ripetitive e di scarso pregio artistico. Oscurato anche da astri emergenti, quali Leonardo e Michelangelo.
Morirà, povero e dimenticato da tutti, nel 1510.
#IrmaSaracino