Un dolore che parla di un’angoscia esistenziale universalizzata. Le lacrime di questo artista espresse da immagini introspettive
Le lacrime del silenzio. Un universo in bianco e nero, quello della nuova produzione di Gianluca #Ciamei, un #artista poliedrico, sempre alla ricerca di nuovi moduli espressivi. Un universo che perde ogni colore e dimensione per rarefarsi in una realtà cosmica ed assoluta.
Ciamei riesce a dare l’esasperata visione di un’anima sofferta, imprigionata da oscuri gangli e tortuosi meandri, attraverso continue alternanze di chiaroscuri, che giungono a rappresentare il concettualismo perbenista di una società borghese.
Il non-colore della vita
E il bianco e il nero, la luce e il buio divengono quindi la raffigurazione del bene e del #male. Perenne dualismo della vita, dell’uomo.
Non c’è spazio per la libertà in queste nuove raffigurazioni e la dimensione, sia pure circoscritta da linee talvolta geometriche, si perde nella profonda oscurità dell’io. E se anche una mano emerge in una spasmodica tensione alla ricerca di aiuto, il limite della conoscenza la abissa nella profondità del buio.
Si apre così l’indagine dell’inferno della vita, vista e raffigurata come una perenne alternanza di luci ed ombre. Certezze che svaniscono nel nulla, approdi vagheggiati. Deliri, lacrime che cadono nel silenzio assoluto dell’incomprensione e nella prigione del corpo, che impedisce all’anima di volare verso spazi illuminati, sono i protagonisti di questo percorso pittorico.
Il profumo della sofferenza
Tutto si fa concreto nei nuovi quadri di #Ciamei e l’artista ci induce a cogliere in noi stessi il profumo della sofferenza che accompagna il nostro vivere.
E’ il male di vivere, raffigurato in bianco e nero, nel colore del non-colore, il filo conduttore della nuova sperimentazione espressiva di questo straordinario artista. Un artista che sa esprimere, sa trasmettere emozioni e sensazioni fuori del comune.
Le tele, quasi tutte di dimensioni notevoli, sono quindi lo spazio in cui Ciamei cerca e trova la sua essenza, scavando nella profondità della sofferenza. Ma il suo soggettivismo si universalizza e l’osservatore entra, a sua volta, in questo spazio.
Il messaggio non viene trasmesso attraverso le tele , ma ci si immerge in esse, precipitando nella sottile e comune alchimia del dolore.
#IrmaSaracino