Pittore del dolore ma anche della violenza e del sadismo, Bacon, con la sua arte spietata e tormentata, dà voce alla sua vita fatta di delusioni e ossessioni.
Francis Bacon (1909-1992) nasce a Dublino da ricca e nobile famiglia inglese, discendente del famoso filosofo inglese Francis Bacon (Francesco Bacone).
Era affetto da una grave forma di asma cronica che gli impedì un regolare decorso scolastico e lo esonerò dalla Seconda Guerra Mondiale.
All’età di soli sedici anni fu cacciato di casa per #omosessualità dal padre. Un uomo tiranno e puritano che vedeva nella propensione all’#arte del figlio una pericolosa decadenza di costumi che lo avrebbe sicuramente condotto alla povertà. Nulla in lui corrispondeva al modello di figlio maschio che avrebbe voluto.
La ricerca di Bacon
Francis cominciò quindi a viaggiare alla ricerca di se stesso e di nuove ispirazioni. Visitò le grandi capitali europee, Londra, Berlino, Parigi, ma è a Londra che nel 1929 si stabilì definitivamente.
L’#omosessualità, nella Inghilterra puritana dell’epoca, era ancora considerata un crimine e tale rimase fino al 1967.
Ma a Francis, cresciuto nella rigida Irlanda, la città apparve libera e ricca di stimoli e gli fu facile frequentare gli ambienti omosessuali che avevano una certa influenza sugli atteggiamenti artistici e morali dell’epoca.
Una nuova vita
La sua vita cambiò drasticamente. Si dedicò a tempo pieno alla #pittura, ma il suo processo creativo era basato sull’atto di distruzione. Bacon lavorava e gettava tutti i suoi dipinti fino a quando non raggiungeva la versione finale. L’unica da conservare.
Anche la sua vita affettiva e sessuale ebbe una svolta, instaurò facili relazioni con diversi amanti. Era un gay masochista e traumatizzato, un uomo in fuga da un passato doloroso che si dava all’alcol e al gioco compulsivo, frequentando ambienti discutibili.
Il suo riconoscimento artistico, che darà inizio ad un’ascesa senza fine, avvenne però solo nel 1944 con il trittico “Tre figure per la base di una crocifissione”, visione da incubo con immagini contorte, opera in cui non c’è pietà né sentimento, ma soltanto animalesche presenze dominate da orrore e angoscia.
Il rapporto con Velasquez
Nel 1950 realizzò un terrificante “Innocenzo X”, ispirandosi al celebre ritratto di Velazquez.
Il papa, da forte e austero, venne trasformato in una immagine deforme e spettrale, metafora del decadimento della società contemporanea.
Ma Bacon andò oltre. Nel 1953 si ritrasse in piena copulazione con il suo amante, sesso fatto di violenza e soprattutto masochismo, portato agli estremi a volte quasi fino alla morte.
Eros e Tànatos
Due gravi episodi minarono definitivamente il suo già precario equilibrio psichico. Nel 1962, alla vigilia dell’inaugurazione della sua mostra personale alla Tate Gallery di Londra, il suo amante Peter Lacy si suicidò.
La tragedia si ripetè nel 1971. Alla vigilia dell’inaugurazione della retrospettiva in suo onore al Grand Palais di Parigi il suo compagno e modello George Dyer venne trovato morto sul water del bagno della loro stanza d’albergo.
Un cocktail di barbiturici e alcol fu sufficiente per scrivere la parola fine. George aveva cercato di scivolare nell’oblio oppure aveva tentato di rubare la scena al famoso amante?
Francis si sentì colpevole. Con lui aveva avuto una relazione contrassegnata da masochismo e crudeltà, ma pur sempre era stata la persona che aveva veramente amato.
La sua produzione artistica da quel momento in poi ebbe come soggetto preferito lui, la sua musa, il suo grande amore.
Defigurazione e deformità
Maestro indiscusso della “defigurazione” e della “deformità“, Francis Bacon morì a Madrid il 28 aprile 1992, a 83 anni, per un attacco cardiaco causato dalla sua asma cronica.
La critica non fu sempre concorde nel riconoscergli un posto di rilievo nel panorama artistico del novecento.
A Margaret Thatcher, che parlando di lui disse:” l’artista che dipinge quelle orribili opere”, rispose: “non sono le mie opere ad essere orribili, ma il mondo che i politici come lei hanno creato”.
La pittura di Francis Bacon è un prodotto della sua esistenza, anzi della sua immaginazione, messa davanti al compito impossibile di esistere.
Le sue immagini mostrano un’umanità colpita dal dolore, trasfigurata, vittima di un’esistenza angosciata.
Francis Bacon, artista maledetto, è fra i più celebri e più quotati pittori di tutto il Novecento. Attraverso le sue parole: «la mia arte non è violenta. È la vita che è violenta», riassume il suo messaggio.
#BrunoMatacchieri