Camminando per le vie e i vicoli di Urbino ci si perde in una dimensione di eterna bellezza.
Tutto é magia, sogno, respiro di altri tempi, nella ridente Urbino. Illuminata dalla luce del giorno o nella penombra soffusa della sera, che gioca con gli anfratti delle sue splendide architetture, la storica cittadina marchigiana evoca il passato. E proietta quasi in una dimensione onirica.
Il fascino di questa perla del #Rinascimento sta proprio nella sua Storia, nella sua arte. E l’immortalità, la leggenda sono scritte nei dipinti del suo figlio prediletto: #Raffaello.
Ma la storia di Urbino é remota e affonda le sue radici nel periodo più drammatico della nostra tormentata Nazione.
Dilaniata da frammentazioni politiche, da nuclei di potere locali e da intrighi terribili, l’Italia ha saputo comunque regalare al mondo la bellezza. Unico ed eterno rimedio contro il grigiore di una quotidianità scandita spesso da guerre e contese terribili.
Il Palazzo Ducale
Maestoso, eppure aereo, nei suoi spazi e nelle sue architetture il Palazzo Ducale, con i suoi Torricini e il candore delle sue mura, domina la scena e stupisce per il suo ‘dinamismo architettonico’. Non c’è nulla di statico, di massiccio in esso, eppure la sua costruzione risale alla seconda metà del’400!
Voluto fortemente dal #Duca Federico di Montefeltro, salito al potere nel 1444, il Palazzo rappresenta gli ideali e le ambizioni di questo straordinario Duca, uomo di grande cultura e proiettato verso orizzonti culturali aperti a tutti.
Il palazzo infatti, ideato “con l’intenzione di superare tutte le residenze principesche d’Italia”, fu opera dell’architetto Luciano Laurana, prima, e di Francesco di Giorgio Martini, dopo.
Entrambi seppero tradurre nel concreto gli intenti del #Duca Federico. Un palazzo che, più che una fortezza, fosse una città ideale per cultura e per libertà.
Il concetto di libertà del Rinascimento
Quella libertà tanto anelata dall’uomo del #Rinascimento, dopo i dogmi e le demonizzazioni della cultura scolastica. L’uomo del Rinascimento, infatti, grazie ai suoi figli più geniali, seppe dire basta a una cultura che limitava la sua vita stessa e lo asserviva a manipolazioni propagandistiche, mirate al consolidamento del potere della Chiesa.
Si rivalutarono gli ideali di bellezza della classicità e il mondo pagano si fuse con quello cristiano in un rapporto simbiotico. Anche il divino assunse sembianze umane e il Macrocosmo si fuse col Microcosmo.
L’uomo divenne, quindi , nuovamente protagonista e non più spettatore della sua Storia, della sua vita. E, in questo clima culturalmente frizzante operarono e si espressero i geni dell’Arte italiana.
Leonardo, Michelangelo e Raffaello illuminarono così di una luce nuova il cielo dell’eternità. Perchè l’Arte non ha tempo . E’ presente, passato, futuro. E il suo linguaggio è universale.
La filosofia neoplatonica assunse il primato della ‘speculazione’ e migliorarono anche i saperi dell’uomo comune.
Il Duca Federico
Filosofo, sensibile alla bellezza nelle sue molteplici espressioni, ma anche abile politico, Federico seppe dare forma e espressione a questa rinascita che vive ancora tra le mura di Urbino, tra i suoi vicoli, tra le sue case.
E, in questo clima di apertura e di interscambio culturale, nacque e si formò colui che il Vasari definì divino: Raffaello Santi.
La sua presenza é ancora tangibile nella città del vento e del sapere. E i suoi dipinti, la sua casa natale, sono la voce narrante di uno splendore che ancora abbaglia. Mentre, camminando per le vie senza tempo di Urbino, percepiamo i sussurri e le voci della magica ‘età dell’oro’ italiana e respiriamo il Rinascimento.
#IrmaSaracino