Drammatico appello di un operaio dell’ex Ilva di Taranto a Conte. ‘Ho il cancro, ridatemi il lavoro’
Il bivio é sempre lo stesso: #vita, morte. Un bivio che l’uomo conosce bene, ma che assume i toni foschi del dramma, quando é il lavoro, che dovrebbe garantire la #vita, a procurare la morte. E le parole, gli appelli , le morti di tanti, negli anni, si sono infranti sul muro dell’indifferenza. #Taranto, nel suo abbagliante splendore, piange così l’amara realtà di tante vite spezzate dalla logica perfida del profitto. E tutto il dramma di questa città sta proprio in questo, mentre la voce spezzata di chi piange le sue vittime si lacera in un grido soffocato di ribellione.
Una lettera sconvolgente
Semplicemente una lettera, scritta sul proprio profilo Facebook, da un operaio dell’ex #Ilva di Taranto e indirizzata al nostro premier: Giuseppe Conte, riapre ferite mai rimarginate. Piaghe di un tessuto sociale forse dimenticato, ma che ha diritto di vivere.
“Carissimo presidente, ho il cancro e sto spendendo tanti soldi per le cure. Non voglio denaro, ma ridatemi la dignità del mio lavoro“. Tutto il dramma di una #vita in queste parole. Un uomo che chiede solo di vivere o morire con dignità. Quella dignità troppe volte calpestata, cancellata o volutamente dimenticata!
L’appello sconvolgente é quello di un lavoratore dello stabilimento siderurgico di Taranto, rimasto in capo all’#Ilva in As in regime di cassa integrazione straordinaria dopo il passaggio dell’azienda ad ArcelorMittal.
“In questi ultimi anni – sottolinea poi l’uomo- sto attraversando una situazione del tutto particolare. Ex operaio della più grande acciaieria europea attualmente in Ilva in As, padre di un bambino di 3 anni e convivente con una donna fantastica che ha rinunciato a tutto per accudirmi. Mi ritrovo ad affrontare un tumore raro dal quale ho volontariamente preso la strada della sperimentazione”.
“Considero il sistema sanitario italiano – precisa poi nell’appello’ – eccellente, soprattutto nelle risorse umane, ma pur essendo gratuito, tra spostamenti, visite e prenotazioni ho già dilapidato 23.760 euro frutto di risparmi personali e di aiuti da parte di amici e sponsor. Ma non le scrivo per chiederle soldi, bensì il mio Lavoro che – dichiara in conclusione l’operaio- mi riporti la dignità. Art.1 della Costituzione Italiana”.
Non ci sono parole
Le parole si perdono nel silenzio della costernazione, di fronte a una situazione così sconvolgente. E mentre #Taranto cerca di rifiorire dalle sue rovine, s’infrange l’ultimo sogno sugli errori del passato.
#IrmaSaracino