angeli

Anche gli angeli si fondono con i demoni delle passioni umane nella pittura di questo artista, diventando terreni, vivi.

Luci ed ombre, inquietudine, tormento sono tutti in quegli squarci di una quotidianità sofferta  che fanno della pittura di Michelangelo Merisi ( in arte Caravaggio) un unicum. Ed anche gli angeli si vestono di terreno per incarnare le contraddizioni e le sofferenze dei demoni interiori di questo straordinario artista.

 I demoni, così,  le passioni più remote della sua anima, emergono sfacciatamente in quella luce prorompente che illumina i volti dei personaggi che affollano i suoi dipinti.

Volti non seraficamente belli, secondo gli standard della pittura rinascimentale, ma vivi, mobili, veri. Perché il carattere rivoluzionario della pittura di Caravaggio sta proprio in quel tratto essenziale , immediato che sorvola anche il disegno per prendere corpo e spessore sulla tela.

Il pittore maledetto

Analizzando la vita di #Caravaggio, nato a Milano il 29 settembre del 1571, ci si rende conto della sua profonda instabilità emotiva che lo portò sempre ad estremi.

Risse, frequentazioni dubbie, sessualità prorompente  caratterizzarono la sua breve esistenza, il cui filo conduttore  è l’inquietudine che si traduce nella trasgressione.

Caravaggio frequentò prostitute, osterie infime e giovanetti di dubbi costumi, che immortalò in alcuni suoi dipinti.

E la #morale comune  dell’epoca controriformistica per lui fu solo coercizione.

 In effetti, il  Seicento, rappresenta uno dei periodi più cupi della cultura italiana,  che annulla la solarità della precedente stagione rinascimentale .

La forte influenza spagnola infatti segnò gli animi, gli spiriti, ma anche le esistenze degli artisti e degli intellettuali italiani, reprimendo ogni libertà e, conseguentemente condizionando la creatività.

Ma il rivoluzionario pittore lombardo, con i suoi quadri scuri, drammatici e la sua vita violenta, rappresentò così bene quel secolo di decadenza morale e storica da restare impigliato nel giudizio negativo su quell’epoca.

Caravaggio, denigrato dai suoi contemporanei, anche nei secoli successivi fu calpestato dalla critica e il suo nome si perse nel buio del silenzio per secoli.

Solo nel secolo scorso, grazie al noto critico Roberto Longhi, la #pittura di #Caravaggio esplose , in tutta la sua potenza, nel panorama artistico mondiale. E il carattere innovativo, rivoluzionario di essa fu unanimemente considerato il punto di partenza della pittura moderna.

La tecnica

Dopo secoli di velature e plasticità tridimensionale, realizzata con paziente solerzia dai grandi pittori del passato, Caravaggio seppe far emergere dalla cupa oscurità delle sue tele,  dominate da terre bruciate e colori ocra, la possente corporeità dei suoi personaggi.

 A tal fine si avvalse del bianco, abitualmente utilizzato per l’impasto e lo fuse sapientemente con il nero e  la terra bruciata dei contorni.

Il risultato fu straordinario, unico, dominato da veri lampi di luce, che illuminano un’umanità lacerata dal dolore, anche nella raffigurazione di angeli e di immagini sacre.

Gli angeli di Caravaggio, infatti, sono terreni e si fondono perfettamente con la drammaticità dei momenti di tensione emotiva immortalati sulle tele.

Dipinse sempre con modelli. Uomini, donne, presi dal ‘vulgus’, perché per lui anche Dio seppe fondersi col dramma di un’umanità lacerata dal peccato.

E anche la Madonna fu dipinta col ventre gonfio nel momento della sua morte. Spudoratamente terrena, spudoratamente vera.

La morte

Morì in circostanze misteriose nel 1610, dopo una vita trascorsa tra lussi, bagordi e miseria. Conobbe i fasti di dimore splendide e l’odore fetido delle prigioni dell’epoca. Fu condannato a morte e si salvò con la fuga, per essere poi graziato.

Ma la morte lo attese implacabile e con la sua falce recise la sua giovane vita. Aveva  solo 38 anni.

#Irma Saracino