Tra le colline più elevate della Cisgiordania sorge Taybeh, unico villaggio interamente cristiano in Palestina.
Tutto é innaturalmente candido a Taybeh Efraim, oasi di #pace e spiritualità. Le case, le persone. Poche, ma gioiose e felici di accogliere dei nuovi venuti.
E il sole sembra irradiare una luce nuova che gioca con i colori dei fiori. Una luce qusi cullata dai profumi del silenzio e della #pace.
Il paese domina una zona anticamente desertica ed é circondato da migliaia di olivi. Sembra un percorso che non é solo quello della Storia, ma anche quello del Divino.
Qui, secondo la narrazione evangelica, Gesù si sarebbe ritirato con i suoi apostoli, dopo aver resuscitato Lazzaro. E da qui sarebbe poi partito alla volta della vicina #Gerusalemme per affrontare la sua passione.
Taybeh sarebbe quindi l’antica #Efraim del Vangelo!
Un paese sofferto
Taybeh é l’unico villaggio interamente cristiano in zona. Situato a nord-est di #Gerusalemme ha vissuto l’ostracismo degli Ebrei, pagando, come conseguenza, la perdita di circa 8.000 dei suoi abitanti, costretti ad emigrare per mancanza di lavoro.
Ma la restante popolazione, grazie anche all’intervento della diocesi di Firenze, ha saputo risollevare la propria economia, facendo leva su risorse quali la produzione artigianale di birra, olio.
Ed oggi questo angolo di #pace appare quasi come l’ultimo lembo di un sogno cancellato dalla nebbia di una realtà spesso crudele. Un approdo, quindi, per tanti.
I fiori, che contrastano col bianco delle case, inondano ed inebriano anche gli animi più tormentati. E le poche persone che s’incontrano per le vie di questo candido villaggio, sorridono e salutano con cordialità.
C’é ancora la capacità di sorridere in questi luoghi?
L’incontro con don Raed
Ci dirigiamo verso l’unica chiesa del paese, anch’essa, come tutte le chiese cristiane in Terra Santa, recintate.
Don Raed ci viene incontro sorridendo e ci fa entrare in chiesa, dopo averci offerto una bevanda dissetante. Il suo italiano é perfetto, anche se con un forte accento palestinese.
Difficile stabilirne l’età. Alle volte il tempo sembra non scalfire chi segue un lungo percorso verso la spiritualità.
Colpiscono la sua energia, il suo calore, la voglia di dire la verità ad un mondo che la ignora o vuole ignorarla.
Visitiamo una tipica abitazione di epoca cristiana e , poi, di nuovo in chiesa.
Le lanterne della pace
Ci mostra delle lanterne a forma di colomba e , leggendo nei nostri pensieri, ne chiarisce il valore simbolico ed il significato.
‘ Sono oggetti che rappresentano il nostro messaggio’, dice con immediatezza ‘un messaggio di pace’
E le parole fluiscono nel silenzio ovattato di quella chiesetta, mentre leggiamo nei suoi occhi quella forza inestinguibile che può dare solo la Fede.
‘Gerusalemme é il centro del mondo e il terrorismo parte da qui. Solo che il mondo non sa o finge di ignorare la realtà. Questa’ dice, indicando una colomba ‘é un piccolo tassello per un messaggio universale che oltrepassa i limiti e le faziosità‘
‘Tornando nei vostri paesi’ continua con calore ‘portate una di queste lampade. Sarà una luce in più sui nostri cuori e sulle nostre menti‘
Rimaniamo in silenzio, colpiti dalla capacità di quest’uomo di credere in un mondo migliore. Un mondo dove Dio possa finalmente cancellare l’odio e l’uomo ritrovi se stesso.
Poi, quasi leggendo nei nostri occhi, soggiunge: ‘L’uomo non riesce più ad amare, perché non ama se stesso. Non bisogna cercare fuori ciò che é dentro di noi‘
‘Io vivo la guerra, l’odio che semina l’odio. Vivo la crudeltà del quotidiano, ma so assaporare i profumi dei fiori, l’amore della gente semplice che mi circonda‘
‘Guardate questa colomba.’- continua, mostrandoci quell’umile oggetto così denso di significati- riesce a volare al di sopra del sangue, della miseria. Dobbiamo volare anche noi verso l’infinito’
Quel che resta in noi
Il calore delle sue parole ci scalda e accende una luce di speranza in tutti. Un mondo migliore, dove l’uomo ritrovi quell’umanità che sembra cadere sempre più sotto i colpi terribili di una falce che annienta i sentimenti.
E, mentre ci apprestiamo ad uscire da quella chiesetta, scorgiamo un gruppo di abitanti che ci saluta con aria festosa. Con quella luce negli occhi che é tipica di chi sa amare.
Un po’ più vivi, un po’ più veri osserviamo il bagliore del sole sui tetti candidi delle case, la distesa di olivi che dà una macchia di colore ai pendii della collina e respiriamo un profumo nuovo, intenso come la vita.
Un profumo che sa di speranza.
#IrmaSaracino