Da ex spia a leader ‘sine tempore’ della grande Russia Vladimir Putin é oggi l’uomo forse più temuto nel panorama politico internazionale. Ma chi é veramente?
Gelido, imperscrutabile, imprevedibile, a tutt’oggi Vladimir #Putin costituisce un enigma anche per chi gli é vicino. Chiuso infatti in un delirante sogno di onnipotenza, sfugge ad ogni comprensione. E il suo volto non tradisce quasi mai alcuna emotività. Frutto forse di una collaudata esperienza nel #KGB?
Di umilissime origini, nato nel 1952 a Leningrado, vissuto in una Kommunalka, tipica abitazione plurifamiliare della ex Unione Sovietica, il piccolo Vladimir conosce la miseria e la strada é la sua scuola di vita. La strada con le sue insidie e le sue sopraffazioni.
Impara sin da piccolo le dure leggi dell’autodifesa e fa suo il convincimento che ‘per non essere ultimi é meglio attaccare per primi’. Violento, quindi, scontroso, e probabilmente deviato da una sorta di mania di prevaricazione, cova in sé quel bisogno di autoaffermazione che si esprimerà, in seguito, negli eventi che lo hanno visto protagonista. Talvolta oscuro e celato negli intrighi del potere e della cospirazione. Talvolta, come oggi, manifestamente duro, spietato, malgrado le sue propagande.
Gli studi, la formazione
Non particolarmente versato negli studi, ma più portato per le arti marziali, per lui vera apoteosi della forza fisica, riesce comunque, nel 1975, a laurearsi in diritto internazionale alla Facoltà di Legge dell’Università Statale di Leningrado. Poi, il gran passo!
Riesce ad entrare nel #KGB e quel suo sogno di protagonismo si avvera. Lui, appassionato di film di spionaggio, diviene ora protagonista assoluto di uno dei più temibili servizi segreti dell’epoca. Ma é solo il primo step di un percorso che lo porterà molto in alto.
Licenza di uccidere
La vita, la morte per lui si equivalgono, anche se ama il lusso, e uccidere é la dura legge della sopravvivenza. Sa essere spietato quindi con i suoi rivali o quelli che considera nemici. E sa fingere diabolicamente quando ha un piano, un obiettivo da raggiungere.
Lo dimostra ampliamente quando , nel 1999, improvvisamente, recita il suo ruolo più riuscito, quello dell’uomo nuovo, che riporterà la #Russia al suo antico splendore. Nella notte di Capodanno del 1999, infatti, il popolo russo, convinto di assistere al discorso di fine anno del presidente Boris Eltsin, si trova davanti un allora ancora poco conosciuto Vladimir Putin.
Da quel momento tutto appartiene alla storia di un paese sterminato, ma allo sbando. Il giovane Putin fa fuori gli oligarchi di allora, accusandoli di aver impoverito il popolo, stringe anche accordi con la criminalità. L’obiettivo? Conquistare il favore dei russi per consolidare il suo potere.
L’odio come arma
#Putin semina odio e pseudo nazionalismo con le armi tipiche di ogni dittatore. Verità falsate, persecuzione o uccisione dei dissidenti, ma soprattutto manipolazione culturale e ideologica. L’Occidente ha tradito, l’Occidente é il nemico.
E, oggi, quel suo piano espansionistico, studiato, accarezzato per anni, inizia a concretizzarsi. Ma il dittatore, che ormai ha ucciso l’uomo, conduce alla rovina il suo stesso popolo. Il prezzo che la #Russia sta pagando infatti é troppo alto, in termini di vite umane, in termini di isolamento e di libertà. Ma soprattutto in termini economici.
Quel piccolo uomo, da molti considerato l’anticristo, mostra i suoi primi segni di debolezza, che sono ancora più temibili. Consapevole infatti di essere sull’orlo di un baratro, minaccia di guerra nucleare il mondo e mostra i pugni anche agli stessi russi.
In realtà, Vladimir Putin non comprende che la storia può essere scritta anche con un potere che supera la forza delle armi. E questo può essere l’ultimo atto di una tragedia scritta da se stesso per sé.
#IrmaSaracino