Nel panorama variegato delle religioni emerge la Santerìa, che trova a Cuba una sua forma di originalità e di espressione mistica
Fortemente legata ai secoli bui dello schiavismo, quando la deportazione di materiale umano dai paesi dell’Africa occidentale, era una consuetudine ben remunerata, la Santeria è in realtà il sincretismo tra elementi della religione cattolica con altri della religione yoruba. Una forma di religiosità diffusasi, sia pure con diversificazioni legate al territorio, nei paesi dell’America Latina
Santeria, una religione?
Che le religioni in genere non siano avulse da un apporto, tipicamente popolare, di superstizioni e pratiche pseudo magiche, è un dato acquisito. Del resto non ne è esente neppure la religione cattolica che, specie in età medievale, ha quasi favorito il nascere di credenze o leggende, volte a consolidare l’asservimento delle masse a un potere sempre più politico. Ma un discorso a parte merita la Santerìa cubana.
Una #religione che, per i suoi lati oscuri, per l’utilizzo di pratiche magiche, crea uno stato di angoscia e di coinvolgimento inspiegabile. Una religione politeista in cui, a detta dei suoi fedeli, utilizza solo la #magia bianca. Nata in una realtà sociale di estrema povertà e ben tollerata negli anni ’50 da Castro, come risposta al rigorismo manipolatorio cattolico.
In realtà più l’espressione di una spiritualità tribale che un codice etico o pseudo tale! E, in questa ottica, si comprendono i rituali di questa #religione che non impedisce comunque ai suoi fedeli di seguire anche il cerimoniale cattolico.
Origine del termine
Il termine Santerìa ha origini molto remote e fu coniato dai conquistadores spagnoli al fine di denigrare l’eccessiva devozione ai santi dei loro schiavi. In realtà una devozione solo apparente!
Infatti il tassativo divieto, imposto loro dagli spagnoli, di praticare le proprie religioni animiste li costrinse a celare dietro l’iconografia cattolica le proprie divinità.
Una professione di fede, quindi, tipica delle classi più povere e ignoranti, fortemente legata ad una istintività quasi primigenia, che non disdegna il ricorso anche alla #magia.
Solo magia bianca?
A #Cuba i fedeli della Santerìa giurano di non praticare la magia nera, ma sono tante le analogie con candomblé e macumba brasiliani, nonché con il vudù haitiano.
Sostanzialmente si tratterebbe solo di divinazione e di riti atti a favorire successo in amore, in ambito economico, nonché di pratiche per la cura di malattie.
Riti propiziatori, quindi, caratterizzati da litanie o da antiche formule liturgiche pronunciate in lingua yoruba, pronunciate a memoria.
Diversa invece è la ritualistica privata che si basa sul culto dei morti e degli antenati a cui si riserva un angolo della casa. Qui altari colorati sono colmi di cibi e bevande, dati in offerta alla divinità protettrice dei defunti. Un rituale, questo, che esprime il convincimento che il defunto possa reincarnarsi.
L’importanza della musica
Ciò che stupisce maggiormente nella santeria è la stretta connessione tra musica, danza e ritualistica. Nei raduni collettivi, infatti, la musica, fortemente ritmica ed eseguita con strumenti di percussione, induce quasi a uno stato di trance. Questo grazie anche a una danza sfrenata, liberatoria, specie in caso di possessione.
La voce di un popolo
Alla luce di quanto detto emerge un dato rilevante. Come la Santerìa esprima quasi la spiritualità di un popolo, costretto in schiavitù .
E, pur nelle sue espressioni più discutibili, dia libertà e voce al riscatto identitario di quanti, nel percorso sofferto della loro storia, non hanno mai rinunciato alla ricerca di quella felicità, tutta terrena, a loro negata per secoli.
#IrmaSaracino