Gerusalemme

Il convergere delle quattro religioni monoteiste più importanti ha fatto di Gerusalemme la città più ascetica del mondo.

Solo arrivando a Gerusalemme il turista si rende conto di come questa città, ricca di storia, tradizioni e costumi, sia permeata da una religiosità non comune. Questa città, con le sue contraddizioni, è il luogo in cui si incontrano crocifissi, stelle di Davide e mezzelune.

E’ inevitabile quindi che l’interesse turistico si orienti anche sulla storia, la cultura e le tradizioni delle quattro religioni presenti (#Ebraismo, Islamismo, Cristianesimo, Armeno).

Tale interesse, accentuato forse anche dalla scarsa diffusione scolastica della materia “religioni”, almeno in Italia, si scontra però con il vero turismo religioso, a cui è riservata sempre una priorità ed uno spazio nei luoghi di grande interesse mistico.

Terra Santa

Ognuna di queste quattro religioni ha la pretesa, per ragioni storico-religiose diverse, di considerare Gerusalemme e tutto il circondario, la propria Terra Santa.

La religione Ebraica perché Gerusalemme e tutta la Palestina sono la Terra Promessa delle Sacre Scritture. Qui il popolo ebraico, in fuga dall’Egitto, guidato prima da Mosè e poi da Giosuè, si rifugiò.

La religione Islamica perché Mohammad (Maometto) nel 621 d.C. partì per il suo celebre viaggio notturno dalla Mecca a Gerusalemme dove c’era la Sacra Roccia. Luogo in cui Abramo era stato sul punto di sacrificare suo figlio Ismaele (Isacco per gli ebrei). E, proprio da questa Sacra Roccia, ora custodita nella Moschea della Cupola della Roccia, salì poi in cielo.

La religione Cristiana e quella Armena perché è la terra della nascita, passione e morte di Gesù Cristo, il Messia sceso sulla Terra per salvare gli uomini.

Una convivenza difficile

Come ben si sa, il confronto tra diversi credi religiosi è spesso motivo di guerre e conflitti ed è facile quindi comprendere come una tale concentrazione di diverse religioni in un piccolo territorio, quale è la Palestina, sia facile miccia per scaramucce ed attentati.

Si è cercato in un certo qual modo di mantenere divisi questi quattro popoli, riservando a ciascuno di essi un quartiere specifico nella città vecchia di Gerusalemme. Devo però considerare che, passeggiando per questi quattro quartieri, non si notano grosse differenze strutturali o ambientali. Salvo eccezione per l’abbigliamento degli islamici e degli ebrei appartenenti a quella fascia di ortodossia estrema caratterizzata da un atteggiamento spirituale tendente all’unione col divino mediante l’annullamento della personalità individuale.

A di là dei fatti di cronaca che ci descrivono frequenti conflitti tra ebrei e palestinesi, la convivenza all’apparenza risulta tranquilla.

Si esce da una chiesa cristiana e, girando l’angolo, ci si imbatte in una moschea, per poi trovarsi di fronte ad una sinagoga.

Tutta la vita si svolge attorno a siti religiosi, luoghi di culto, negozi di oggetti religiosi e non. Punti di ristoro e pellegrini che spesso manifestano la loro religiosità recitando platealmente le loro preghiere sulla pubblica via.

Sembra che questo luogo attiri con estrema facilità quei pellegrini, di tutte le quattro religioni, dall’ortodossia estrema.

La Meah Sche’arim

Ma esperienza singolare è la visita al Meah Sche’arim, quartiere della Gerusalemme nuova, fondato nel 1875, abitato dai #Chassidim, ebrei ultraortodossi che vivono secondo regole rigide cercando di avere meno contatti possibili con il mondo esterno.

Il Chassidismo

Il Chassidismo è un movimento di massa ebraico basato sul rinnovamento spirituale dell’ebraismo ortodosso, sorto nella Polonia del XVIII secolo nelle comunità più povere e meno istruite e diffusosi poi in tutto il mondo fino ad arrivare a Gerusalemme.

I Chassidim hanno un aspetto riconoscibile in ogni parte del mondo perché ovunque vestono, in ogni stagione, gli stessi abiti e portano le stesse acconciature uguali per tutti.

Gli uomini giacca lunga nera e pantaloni neri, camicia bianca, cappelli larghi ed alti neri (il sabato per onorare la festa un cappello nero di pelliccia), barba lunga, capelli corti sulla nuca con dei lunghi boccoli ai lati del viso.

Le donne hanno un abbigliamento molto austero, con braccia e gambe coperte, scarpe basse. Una volta sposate devono radere completamente il capo e indossare una parrucca oppure coprire in modo accurato con un foulard i capelli, simbolo di voluttà.

Sono abiti tradizionali in uso da almeno due secoli che devono indossare anche i bambini, anche loro protetti da contatti con il mondo esterno.

Hanno famiglie molto numerose e tutti devono seguire e rispettare le stesse rigide regole. Se queste regole e queste tradizioni sono presenti nelle comunità Chassidim di tutto il mondo, nel quartiere Meah Sche’arim di Gerusalemme sono particolarmente accentuate.

Il quartiere dei Chassidim

Il quartiere è praticamente un #ghetto abitato esclusivamente dai #Chassidim che non riconoscono lo stato ebraico, non svolgono attività lavorativa. E ogni famiglia vive di un sussidio dello Stato, proporzionato al numero di figli.

Parlano Yiddish, sono dediti solo alla preghiera e agli studi religiosi nelle scuole ebraiche del quartiere, riservate esclusivamente ai membri della comunità e ai loro figli, ai quali è preclusa la scuola pubblica al di fuori del quartiere.

Il Chassidismo rifiuta le contaminazioni con il mondo contemporaneo, non scarta completamente la tecnologia, ma la utilizza con molta cautela, perciò è consentita solo quella che non porta con sé idee laiche.

Così l’utilizzo della televisione è vietato, mentre automobile ed elettricità sono consentite. Non è consentito consultare contenuti moderni, perché la modernità viene percepita come il veicolo di idee considerate eretiche e pericolose per la fede.

Agli ebrei Chassidici è permesso l’utilizzo del cellulare, ma non quello di ultima generazione, dove sono presenti diverse funzioni, come internet, ritenute immorali.

Dal tramonto del venerdì fino al tramonto del sabato, giornata dedicata esclusivamente alla preghiera e alla meditazione, deve essere interrotto ogni uso della tecnologia. Persino premere i pulsanti di qualsiasi apparecchio tecnologico è vietato.

Negli hotel entrano in funzione ascensori programmati per la sosta automatica ad ogni piano per consentirne l’utilizzo, ad eventuali ebrei ortodossi, senza toccare la tastiera.

L’educazione e la formazione è diversa in base al genere. Maschi e femmine crescono separati e sono percepiti diversi su tutto. Le ragazze sono educate alla vita domestica interamente dedicata alla famiglia e alla crescita dei figli.

La formazione scolastica, quasi sempre domiciliare, è consentita, ma non lo studio dei testi sacri ritenuti troppo complessi per il loro “livello intellettivo”.

I ragazzi devono invece dedicarsi esclusivamente allo studio dei testi sacri. A scuola si prega per la maggior parte del tempo e si impara il concetto di “devozione”.

L’attività sessuale, al di fuori del matrimonio, è assolutamente vietata e quella nell’ambito della coppia, regolarmente sposata con rito ebraico, è consentita soltanto due volte al mese rivolta esclusivamente alla procreazione.

La loro convinzione oggi è ancora quella che gli ebrei non ortodossi abbiano barattato la dura vita di adorazione a Dio per quella secolare, ritenuta indubbiamente più semplice.

Il quartiere assomiglia ormai ad un villaggio della Polonia del XIX secolo in cui il tempo non è trascorso. Al turista l’accesso non è vietato, ma è bene addentrarsi tra le sue strade con circospezione perché i Chassidim non amano le intrusioni.

Limiti per i turisti

Un’esperienza davvero singolare che deve però essere affrontata con cautela e rispetto evitando anche di fotografare.

La dottrina Chassidica ha lo scopo di traslare nel quotidiano ogni aspetto del misticismo ebraico. Essa afferma la possibilità, nell’uomo, di giungere all’assoluto, prescindendo da ogni procedimento logico oltre che dai dati dell’esperienza sensibile, facendo appello a segrete, soprannaturali capacità di cui l’uomo appare misteriosamente dotato.

È come se l’uomo si ponesse davanti al divino, accettando e seguendo le sue leggi, senza minimamente fare un’analisi e una critica del suo pensiero.

#BrunoMatacchieri

Di Bruno Matacchieri

medico psichiatra, scrittore, esperto di opera lirica