A Napoli un’antica leggenda sembra essere testimoniata da un dipinto singolare presente nella chiesetta di Santa Maria del Parto a Mergellina
Scrigno di storia, arte e cultura, Napoli cela segreti e #leggende che si sposano con i suoi scorci paesaggistici mozzafiato, ma anche con i suoi palazzi, con le sue chiese. Retaggio del suo passato, ma anche espressione di quel modo di inventarsi la vita tipico della gente comune, del popolo
Paradiso e inferno, la città partenopea stordisce con i suoi colori, i suoi profumi e l’essenza di una cultura che spesso si confonde con la superstizione, tangibile anche nella colorita partecipazione popolare a una fede troppo spesso profanata.
La quotidianità per tanti è una lotta per sopravvivere e la fantasia si scatena alla ricerca di mezzi, non sempre leciti, per tirare avanti.
.Ed è proprio per i suoi contrasti, per questa sua singolare bellezza, ma anche per la sua #storia, sovente infarcita di risvolti esoterici, che Napoli rappresenta un mondo a sé, dove la vita pulsa e si reinventa anche nei quartieri più miseri.
La leggenda del diavolo di Mergellina
Tra i mille racconti, che danno una luce nuova persino a luoghi sacri, ce n’è uno che trova riscontro nella realtà ed è immortalato da un dipinto, risalente al lontano ‘500, che troneggia su un altare della piccola chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina
Una chiesetta che accoglie anche le spoglie del Sannazaro, edificata sulla roccia, che domina lo splendore del golfo di Napoli.
La storicità di questa chiesa e del suo dipinto, prova tangibile della leggenda, si confondono però con la narrazione popolare ed anche con la letteratura. Si pensi che a parlarne sono stati insigni rappresentanti della nostra cultura, quali Benedetto Croce e Matilde Serao, quest’ultima in una fantasiosa versione al femminile del racconto.
Ma torniamo al nostro dipinto. In esso San Michele schiaccia il #demonio. Fin qui nulla di nuovo, qualcuno potrebbe argomentare. Osservandolo attentamente, però, si nota come il #demonio-serpente abbia il viso bellissimo di una donna bionda, sul cui ventre è raffigurato un volto demoniaco.
Ora, che la tentazione sia donna, secondo gli standard di un maschilismo biblico, è ben noto, ma la novità di questa tela è rappresentata da un’iscrizione che racchiude in sé la storia, e, quindi, il significato della raffigurazione pittorica:
“Et Fecit Victoriam Halleluia 1542 Carafa”,
Un quadro eseguito su commissione, quindi, che svela i nomi dei protagonisti della torbida vicenda amorosa, risalente al 1542.
Una love story’ impossibile
Secondo la narrazione popolare la donna-diavolo sarebbe la bellissima Vittoria D’Avalos, nobildonna napoletana, abituata a mietere successi amorosi nel Jet set dell’epoca. La donna, invaghitasi follemente dell’altrettanto fascinoso vescovo Diomede Carafa, ricorse a tutti gli stratagemmi di una collaudata seduzione femminile per conquistarlo. Ma, se dobbiamo dare credito alla narrazione, inutilmente.
Il vescovo, in odore di santità, pur tormentato e preda dei suoi appetiti sessuali, riuscì a resistere alla tentazione della bella nobildonna.
Una vittoria sofferta dunque che meritò di essere tramandata ai posteri, quale esempio di sconfitta del #demonio. E fu per questo che l’ammaliante vescovo incaricò il pittore Leonardo da Pistoia di eseguire il dipinto.
A quanto pare l’esempio dato dal vescovo, nei secoli, ha colpito notevolmente l’immaginario collettivo tanto da meritare gli onori e la saggezza di un proverbio, tipicamente napoletano e molto maschilista:
“Sì bella e ‘nfama comme ‘o riavule ‘e Mergellina” (sei bella e infame come il diavolo di Mergellina)
#IrmaSaracino
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