Nel Prometeo Incatenato la psiche umana rimbalza intatta ai giorni nostri
Quando #Eschilo, nel 460 a.C. circa, scrisse la #tragedia “Prometeo Incatenato” non avrebbe certo creduto che, dopo 2.500 anni, il suo pensiero si sarebbe rivelato ancora attuale, così come gli orizzonti psicologici di questo personaggio.
Eschilo
Tragediografo di grande intelletto, ha elevato la #tragedia ad un’altezza che non aveva mai toccato prima e a cui non giunse mai più.
Probabilmente fu inconsapevole della sua arte, come dimostrato dall’epitaffio, che si dice avesse composto per la sua tomba, dove è presente soltanto il ricordo del suo valore di soldato senza nessun accenno alla sua gloria letteraria.
Secondo una leggenda, di cui non si conosce bene il significato, fu ucciso da un’aquila, che, volendo rompere il guscio di una tartaruga, la lasciò cadere sulla testa calva del poeta, da essa scambiata per una roccia.
Il Prometeo
Il Prometeo è la prima parte di una trilogia, attribuita con tutta probabilità ad Eschilo, considerato il vero fondatore della tragedia greca.
Il titano Prometeo, per aver dato il fuoco sacro ed insegnato le arti agli uomini, viene punito da #Zeus che lo fa incatenare ad una rupe ai confini della terra, in Scizia.
Il Titano si lamenta con i venti e con il mare e viene raggiunto da diversi personaggi che tentano di portargli conforto e consiglio. E, quando arriva la sacerdotessa Io, Prometeo le confida di essere custode di un segreto, ma ancora una volta rifiuta di svelarlo a #Zeus che lo punirà definitivamente sprofondandolo con una folgore nel Tartaro.
Significati e orizzonti della tragedia
In questa tragedia è rappresentata la ribellione dell’uomo, in realtà dell’intelletto umano, che prima si oppone orgogliosamente alla volontà degli dèi e, alla fine, deve riconoscerne la supremazia.
L’elemento sovrannaturale si mescola all’umano con una perfetta fusione di forma e di contenuto. E, nel protagonista, Prometeo, si evince il contrasto tra la profondità del sentimento religioso e il pensiero dell’uomo alla ricerca di una sua autonomia. Un vero conflitto tra la ferrea legge degli dèi e l’uomo che cerca di sottrarvisi.
La colpa di Prometeo è quella di aver dato aiuto agli uomini avendo donato loro il pensiero e la coscienza sotto forma di fuoco. Ma al di sopra di tutte le vicende umane c’è la legge di Zeus che premia e che punisce.
L’ ambizione di Prometeo a un di più è considerata un atto di tracotanza, non gli è permesso di superare orgogliosamente certi limiti. Non gli é permessso di scrutare determinati orizzonti.
E’ un ribelle, incapace di accettare l’ordine imposto da Zeus e dagli dèi, che ignorano la infelice condizione dei mortali. Prometeo si presenta come un portatore di luce e di progresso.
Una tragedia proiettata verso il futuro
Eschilo, in questa sua opera, aveva gettato le radici del pensiero illuministico che si sarebbe sviluppato in tutta Europa nel XVIII secolo. La fede nella ragione, sostenuta dalla critica corrosiva alle presunte leggi di origine divina.
Possiamo riconoscere nel protagonista una personalità di tipo narcisistico con un senso grandioso di importanza che lo porta a disubbidire all’autorità divina. E i personaggi che lo visitano assolvono ad un’opera di misericordia. Visitare i carcerati, secondo canoni fedeli a molte religioni.
Gli orizzonti psicologici di Prometeo
Prometeo in realtà sfrutta la relazione interpersonale per propri scopi. E, alla fine, si convincerà che le azioni dell’uomo non siano motivate da ragioni umane, ma siano determinate dal Fato che punisce chi violi le ragioni della vita e dell’ordine morale.
La sua immobilità psicologica gli conferisce una rigidità maestosa e suggestiva che lo fa assomigliare alle statue dell’età arcaica. L’audace metafora delle catene rappresenta così la sua autopunizione per i suoi sensi di colpa.
Non è Zeus che lo punisce, ma è egli stesso che, presa coscienza della sua ardita ribellione all’autorità divina, si incatena per espiare la sua colpa.
Dopo 2500 anni, sembra che poco sia cambiato. Le religioni continuano a cercare di relegare il pensiero umano ad un remoto angolo terreno, lontano dalla vastità del soprannaturale e del divino. Ma il pensiero umano non è cambiato.
E’ cambiato il contesto in cui esso opera, ma è pur vero che il contesto cambia per opera dello stesso pensiero umano.
#BrunoMatacchieri