stupri

Sempre più frequenti, gli stupri di gruppo sono il campanello d’allarme di un’identità di genere alla deriva

Femminicidi, specie in ambito domestico, stupri di gruppo, perpetrati per lo più da giovanissimi, sono ormai una costante delle nostre cronache. E l’atteggiamento punitivo non può di certo essere considerato risolutore di un fenomeno che ha radici profonde e radicate in una società che, a tutt’oggi, privilegia il ruolo del ‘#maschio’ su quello della donna.

Sarebbe opportuno un radicale mutamento dei parametri educativi, sia in ambito genitoriale che scolastico, ma soprattutto una maggiore attenzione alle problematiche identitarie dei nostri giovani.

Troppa arretratezza

Ebbene sì, alla luce dei comportamenti, davvero poco edificanti, della nostra gioventù, ci si rende conto di quanta arretratezza culturale vi sia in questa nostra #società, che continua a proporci modelli di #donne oggetto e figure di ‘maschi’ superpotenti.

 La fisicità risulta sempre più essere in primo piano e, conseguentemente, la sessualità ( ancora argomento tabù nelle scuole)  viene vissuta in molti casi  nel suo aspetto più primordiale. Quello del ‘potere o del possesso’

E il risultato è sotto i nostri occhi.

Il difficile ruolo del docente

Inutile penalizzare la Scuola, perché l’educazione alla sessualità, all’affettività, nonché all’emancipazione dai cliché dovrebbe partire, sin dalla prima formazione,  all’interno delle mura domestiche con quel dialogo che spesso risulta essere assente.

Un docente, qualora fosse aperto a questo tipo di iniziativa, rischierebbe di cozzare contro il perbenismo imperversante di una larga fascia della componente genitoriale.

O, nei casi più estremi, contro scale  di pseudo valori  decisamente controcorrente. Come appunto nel caso dei giovani stupratori di Caivano.

Il maschio padrone

Del resto, sin dai tempi di Eva, la donna è sempre stata relegata ad un ruolo secondario, marginale e, ancora oggi, è faticoso, anche tra le stesse #donne, affermare il proprio io.

E’ l’uomo, dunque, il protagonista assoluto. E’ lui ad avere il potere e, nella sua formazione, in casi estremi, ricorre al gruppo per affermare questo concetto. Vietato parlare di etica, né tanto meno di amore. L’uomo forte non può piegarsi a queste banalità.

E, allora, meglio essere protagonisti, sia pure in gruppo!

Le vere responsabilità

Mancano i punti di riferimento concreti, sani. Mancano le ‘informazioni’ che non utilizzino esclusivamente la ‘notizia’, ma ne analizzino gli aspetti psicologici.

Un scorretta comunicazione mediale rischia infatti di produrre effetti devastanti, come appunto si rileva dalle cronache. Siamo di fronte a personalità estremamente fragili o ancora in fase di formazione  che spesso danno una ‘lettura’ sbagliata di questi episodi di violenza.

In essi scatta infatti l’emulazione. E quella voglia di ‘riscatto identitario’ che è alla base di simili azioni.

Dati preoccupanti

Alla luce di queste premesse si comprendono le motivazioni che presiedono all’incremento di casi di violenza. Una violenza che si esprime di frequente nell’ambito di una quotidianità spesso vissuta ai margini. In realtà socio culturali in cui la strada è l’habitat formativo di questi ragazzi.

Aumentano dunque i femminicidi, i casi di aggressioni omofobe, gli stupri.

Ma il dato più preoccupante è che diminuisce sempre più l’età di questi ‘eroi neri’. Siamo dunque tutti colpevoli?

#IrmaSaracino