abbazia di Montecassino

Ferita dalla Storia, l’Abbazia di Montecassino avvolge il visitatore in un’aura di misticismo unica

Tutto si sfuma di misticismo dinanzi alla maestosità silente dell’Abbazia di Montecassino. Roccaforte di un monachesimo che ha riscritto la storia del cristianesimo in uno dei periodi più bui della cristianità.

A circa 1 km dall’abitato di Cassino, ebbe vita nel 529 d.C. per volontà di S. #Benedetto da Norcia che volle divenisse il faro di una cristianità che avrebbe parlato ai popoli.

Distrutta per ben 4 volte ( nel 577 dai Longobardi, nell’883 dai Saraceni, nel 1349 da un violento terremoto, nel 1944 dalle bombe) l’Abbazia di Montecassino si erge in tutta la sua monumentalità lì ‘ dove era, come era‘ ( Ildefonso Rea). Quasi a sfidare la crudeltà degli uomini, la natura, il tempo.

E le parole dell’Abate ricostruttore, Ildefonso Rea, assumono un significato particolare che evidenzia tutto il potere e la forza del messaggio universale di S. Benedetto.

Nel silenzio la voce di Dio

Che il silenzio abbia una sua voce é un dato acquisito. Esperìto nel corso di una ricerca, spesso affannosa, di #pace, non solo interiore, ma universale. Quella #pace che rende l’uomo più vicino al Divino, portandolo alla contemplazione di una bellezza sovrannaturale, infinita, cosmica.

Ma, giungendo di fronte a questa straordinaria Abbazia, costruita su un alto monte, che domina l’intera vallata, lì dove un tempo sorgeva un Tempio consacrato al dio Apollo, si é avvolti da un magnetismo inspiegabile che travalica i limiti della razionalità, instillando anche nei cuori più induriti il germe di una spiritualità spesso calpestata o dimenticata.

Tutto é ovattato dal silenzio in quel lembo di Storia millenaria. Tutto si sfuma nei suoi contorni in una nebbia complice, suggestiva. E l’approdo al canto, alla parola dei #monaci che, nella fastosa cornice del suo interno, officiano la Messa, si carica di nuovi significati, di suggestioni indimenticabili.

Il canto gregoriano diviene così la voce unica, monodica, di un’umanità che ha sete di pace, di giustizia, di Dio.

Una ‘regola’ che riscrive la storia del cristianesimo

Erano anni terribili quelli che videro la nascita nel 480 d. C. di un bambino che sarebbe stato un faro per una rinnovata religiosità. #Benedetto infatti nacque a Norcia in un periodo storico molto difficile.

Il crollo dell’Impero Romano d’Occidente (476), con la deposizione di Romolo Augustolo, ultimo imperatore, l’ingerenza dell’imperatore bizantino Giustiniano in ambito religioso, con la restrizione dell’autorità papale, segnarono profondamente gli uomini, i tempi. E, quando Benedetto, da giovane studente, visse la decadenza che caratterizzava il modus vivendi nella capitale, fuggì via.

Scelse il silenzio e la preghiera, trovando rifugio in una comunità di monaci di Vicovaro che lo vollero come abate. Ma i rapporti furono minati dall’eccessivo rigore di Benedetto, al punto che tentarono di avvelenarlo. Il Santo scelse allora l’isolamento rifugiandosi sul monte Subiaco, dove visse da eremita, in una grotta, per ben 3 anni, poi approdò a Cassino. Fu l’inizio di una nuova vita.

Qui, sulla sommità di una alto monte, fondò il Monastero che divenne in breve un faro per l’intera Europa. Benedetto vi istituì la Regola benedettina, costituita da un prologo e 73 capitoli, e diede al suo motto ‘ora et labora’ un significato che ancora oggi caratterizza il suo ordine.

In questa Abbazia morì tra il 543 e il 555 d.C. e le sue spoglie, custodite nella cripta sottostante, sono ancora oggi la prova di un mistero che travalica anche la forza distruttrice degli uomini.

Quando infatti, alle 9,45 del 15 febbraio 1944, per un errore tragico, le bombe delle forze alleate cominciarono a cadere sull’Abbazia, distruggendola interamente, le tombe del Santo e della sorella, santa Scolastica, rimasero integre.

E, ancora oggi, i tanti visitatori che in rispettoso silenzio, sostano dinanzi ad esse sono avvolti da una luce che può illuminare i cuori. Basta scorgerla.

#IrmaSaracino