Gli applausi scroscianti del pubblico del San Carlo di Napoli decretano il trionfo dei “Vespri Siciliani”
Ha convinto tutti l’allestimento scenico dei “Vespri Siciliani” al San Carlo di Napoli, il consenso generale del folto pubblico presente ha gratificato le performance straordinarie degli interpreti. Un vero trionfo!
La magia del San Carlo
Il più antico #teatro d’Europa, patrimonio dell’Unesco, anche quest’anno ha voluto rispondere alle diverse esigenze di pubblico con una sua produzione, in collaborazione con il Teatro Massimo di Palermo, il Teatro Comunale di Bologna e il Teatro Real di Madrid.
Con la risolutezza di chi conosce e governa i sentieri della cultura, il Direttore Artistico del #teatro partenopeo è riuscito a soddisfare anche le esigenze più sofisticate di un pubblico internazionale, sempre più disponibile a misurarsi con sperimentazioni e innovazioni.
Ed è così che, anche gli spettatori più tradizionalisti e poco inclini ad eventuali trasposizioni temporali, all’apertura del sipario, si sono lasciati affascinare da quella polvere magica che, sprigionandosi dal palcoscenico, conquista.
Le scene
La riproduzione della famosa Fontana Pretoria del XVI secolo, che troneggiava prepotente al centro della scena del primo atto, ha immediatamente trasportato il pubblico in una Palermo ricca d’arte, ma sofferente e piegata dal male.
Non più l’invasore Angioino del XIII secolo, ma un nuovo invasore, forse più temibile, la mafia. Non è stato lo stesso #Verdi che ha utilizzato molte delle sue opere, come questa, per esaltare gli ideali risorgimentali italiani di indipendenza dal dominio straniero?
Ragioni di un trionfo
La regista palermitana Emma Dante ha fatto un’operazione simile, trasferendo una storia drammatica di tirannia straniera nella tragedia contemporanea che attanaglia la Sicilia intera. La mafia come tirannia del nostro tempo.
Abile nel passare dal teatro al cinema e all’opera, la Dante ha operato con grande maestria una trasposizione temporale che si è insinuata silenziosamente nel cuore dello spettatore. A differenza di tante altre produzioni d’opera, in cui lo stridere tra il testo del libretto e la scena è intollerabile.
I costumi
Gli splendidi costumi “senza tempo” di Vanessa Sannino, hanno dato un ulteriore contributo alla riuscita dell’impresa. Fatta eccezione per le tute rosse e viola di dubbio gusto, gli abiti di scena hanno conferito un’energia inesauribile alla messinscena e ai protagonisti.
Il costume di Monforte, del terzo atto, costituito da pantaloni di pelle e giubba rossa con ricami d’oro, con l’aggiunta di una lunga pelliccia scura, ben ha rappresentato il discutibile gusto sfarzoso e appariscente della cultura mafiosa.
Quello stesso gusto riproposto nella ampollosa scena, accecante di oro, della festa in maschera a palazzo, trasformata, dalle abili mani dello scenografo Carmine Maringola, in un pacchiano ballo. Puntuale critica alla vistosa ostentazione mafiosa.
Tutta l’opera è stata poi attraversata da piacevoli fuoriscena in cui abili ballerini hanno mimato Pupi Siciliani uccisi in battaglia, chiaro segno della caduta dell’arte e della cultura in una Sicilia sottomessa. Ma la vera regina dello spettacolo è stata, come sempre accade, la #musica.
La musica di Verdi
Amore, tradimento, vendetta sono i sentimenti che animano quest’opera.
Verdi con la sua #musica ne ha caratterizzato la costruzione dei personaggi e la pienezza della loro psicologia.
Molti studiosi ritengono che l’opera “I Vespri Siciliani” sembri essere una cristallizzazione del pensiero politico di Vincenzo Gioberti che pensava che il popolo italiano non fosse in grado da solo di raggiungere la libertà e che avesse bisogno quindi di una guida. In realtà sottovalutava il trionfo di quel riscatto identitario che rende eroi tutti gli oppressi.
Sono proprio i personaggi di quest’opera, in particolare la duchessa Elena e il patriota Giovanni da Procida, a ridestare l’orgoglio siciliano e ad essere guida contro il dominatore Monforte.
Gli interpreti
Gli interpreti, tutti di altissimo livello, hanno saputo trasmettere quel giusto sentimento voluto dal maestro emiliano.
Maria Agresta, nei panni della Duchessa Elena ha inebriato con la sua voce dando spessore e drammaticità al suo personaggio. Una donna pronta a tutto per vendicare la sua patria e la sua famiglia, ma non pronta a rinunciare al suo amore.
Mattia Olivieri ha interpretato Guido da Monforte con la sua voce baritonale, capace di sottolineare un personaggio spogliato di tutte le qualità morali. Il basso Alex Esposito e il tenore Piero Pretti hanno poi amalgamato tutta l’atmosfera del dramma con le loro opposte voci, tra le migliori del panorama mondiale.
La direzione d’orchestra
Già dalle prime note dell’ouverture il pubblico ha potuto cogliere la mirabile direzione d’orchestra del maestro Henrik Nànàsi,che ha interpretato con talento la complessa musica di Verdi.
Una regia convincente
La regista ha voluto portare in scena l’idea che ogni colpa ha un’origine, tormenti di una storia legata a orgogli e paure. E ha messo in discussione la natura umana.
Le battaglie per i grandi ideali possono attraversare tutti i passaggi d’epoca e seminare presupposti per la sensibilizzazione degli animi affinché si ridesti la fierezza e il dissenso sia animato e sostenuto.
#BrunoMatacchieri