Oggi come allora si festeggia la liberazione dell’Italia dal fascismo. Oggi si rinnova il ricordo di quel 25 aprile di tanti anni fa
Una ricorrenza che oggi, più che mai, assume un valore ed un significato ancora più profondo, quella del 25 aprile. Una data indimenticabile, un giorno che dovrebbe essere scritto nella memoria collettiva.
E’ il giorno in cui l’indimenticabile Sandro Pertini uno dei leader del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, con sede a Milano, esortava tutte le milizie partigiane del nord Italia ad attaccare le truppe naziste ancora presenti sul territorio, imponendo loro la resa. Pena, la morte.
Era il 25 aprile del 1945. Pochi giorni dopo le truppe alleate, sbarcate nel 1943 a Salerno, sarebbero giunte anche nel nord.
L’Italia gridava libertà
Libertà era il grido che risuonava ovunque in quell’Italia provata dal ventennio fascista. Un’Italia che pure aveva creduto in quella propaganda manipolatoria che, con l’esaltazione dei valori patrii, aveva trascinato i giovani le donne, tutti, all’esultanza per l’ascesa al potere dell’Homo novus, Benito Mussolini.
Un uomo che prometteva alla Nazione tutta di rinnovare i fasti, la gloria dell’Impero romano. Un uomo forte che ,poi, rivelò la sua vera identità e le sue fragilità. Cominciarono infatti gli anni bui di un regime che si espresse nella sua vera dimensione con la negazione di ogni libertà fino all’epilogo tragico della guerra.
La paura, le macerie, le vittime
Cinque anni di un conflitto mondiale segnarono profondamente le vite degli italiani, già in molti scontenti di un regime che, nei casi migliori, ricorreva all’olio di ricino per imporre le proprie regole
E, solo di fronte alla paura, all’oppressione, alle morti illogiche di una guerra, gli italiani, capirono, seppero, si ribellarono.
Le milizie partigiane, dopo quel tragico 8 settembre 1943 che spaccò l’Italia in due, divennero una realtà nel nord. Si combatteva per le strade, ovunque, mentre i tedeschi falcidiavano tante vite. I traditori italiani dovevano essere puniti.
L’armistizio firmato da Badoglio aveva diviso l’Italia, ma aveva creato dei nuovi eroi. Quello stesso anno, all’indomani dell’armistizio, Badoglio e il Re fuggirono dall’Italia, abbandonandola alla rabbia tedesca.
Una pagina di storia terribile
E fu allora che la popolazione civile si affiancò alle Brigate partigiane prima dell’arrivo dei nuovi alleati. Il fascismo aveva distrutto una Nazione, ma aveva creato quello spirito di ribellione che portava tutti a sacrificare le proprie vite in nome della libertà e della Giustizia.
Fu solo nella primavera del 1945 che le truppe anglo americane riuscirono a sfondare la Linea Gotica ed entrarono nella pianura padana. Il 25 aprile la Resistenza Italiana ebbe una voce unica. Fu l’insurrezione nazionale contro i tedeschi.
Mussolini fuggì in Svizzera, inizialmente protetto dai tedeschi, ma invano. Riconosciuto dai partigiani, il 28 aprile fu giustiziato, unitamente a Claretta Petacci, sua amante.
Era la fine dell’inferno. Era la fine di un regime che, come tutti i regimi ammantati di democrazia, si era presentato in punta di piedi, rivelando gradualmente la propria identità.
Nel 1946, per iniziativa di Alcide De Gasperi, un uomo che credeva nei valori della politica, il 25 aprile divenne festa nazionale.
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