• Lun. Set 16th, 2024

Colobraro, tra maciare e monachicchi

Colobraro

Chiamato da molti ‘quel paese’, Colobraro, nel materano, ha una triste fama che induce ancora tanti a non pronunciarne il nome

Arroccato a circa 630 mt di altezza, Colobraro, dalle stradine tortuose e ricche di storia, domina la valle del Sinni e fu sede un tempo dei monaci basiliani per divenire dal XII secolo in poi possedimento di varie famiglie nobili, come testimoniato dal castello che domina la valle.

Colobraro
Scorcio delle mura del castello

Un castello, le cui mura,, provate dal tempo e da vari sismi, frequenti in quest’area, preservano il loro fascino e sembrano parlarci della storia di questo paese che per molti, soprattutto materani, é meglio non nominare.

E sì, perché a dirla tutta, sembra proprio che il solo nome di Colobraro ‘porti jella’ a chiunque osi pronunciarlo. Il perché?

Lo chiariremo a breve, ma é indubbiamente un riflesso di un’antica realtà contadina, sempre pronta a credere alle superstizioni ed a personaggi dotati di poteri particolari.

La leggenda

Secondo una leggenda che ha le sue varianti nelle diverse narrazioni, la superstizione risalirebbe agli anni ’40. Si narra infatti che un podestà, nel pieno di un consiglio comunale, a convalida della veridicità delle sue affermazioni, abbia pronunciato una frase fatidica:” Se mento, che questo lampadario possa cadere!”

Fin qui, nulla di strano, siamo ben abituati ai toni enfatici dei nostri politici, ma la sfortuna volle che il lampadario, dopo la sua affermazione, cadesse realmente. E fu quello il principio della triste fama di Colobraro.

Il paese delle maciare

Ma, in realtà la fama di Colobraro é legata anche e soprattutto alla presenza in esso di una maciara, Cattre, immortalata dal celebre fotografo Franco Pinna nel 1952, che pare avesse un posto di primo piano tra la folla di maciare presenti nel nostro sud.

Colobraro
La maciara Cattre- foto di Franco Pinna del 1952

Indubbiamente una foto molto espressiva che portò la maciara alla celebrità.

Ma sembra che il paese avesse un ragguardevole numero di queste gentili signore, malgrado l’esiguità dei suoi abitanti.

La spiegazione é ovvia. Le maciare erano una sorta di guaritrici che garantivano il rimedio a mali considerati conseguenza dell’affascino ( quella che volgarmente chiamiamo invidia).

Un male largamente diffuso all’epoca, ma anche oggi.

Colobraro oggi

Ed é proprio questa sinistra fama che oggi fa di Colobraro un polo di attrazione turistica. E le estati all’insegna della magia e di spettacoli teatrali itineranti per le suggestive viuzze del paese sono ormai un richiamo per i tanti visitatori, amanti del brivido e che osino sfidare la jella.

Colobraro
Un momento della teatralità popolare

Così, tra momenti di pura tetralità popolare, che ci parlano della quotidianità della realtà contadina, e momenti di contemplazione della bellezza del luogo, ci si addentra in un mondo che, per certi versi, ancora vive nell’identità di quest’area, ma anche del nostro sud.

E ci si perde nel mondo di una magia, tutto sommato, benigna, nelle superstizioni, nelle tradizioni.

Così tra monachicchi, maciare e bisticci tra donne rivali, il divertimento é assicurato con questo spettacolo fatto di cose semplici e genuine.

#IrmaSaracino