Risolutore di un conflitto decennale, simbolo dell’inganno e dell’astuzia, il cavallo di Troia rimane ancora un enigma
Nella saga dei Poemi Omerici, infarcita di elementi favolistici, ma anche di realtà, il Cavallo di Troia, simbolo di un’astuzia senza limiti, capace di porre fine al lungo conflitto tra troiani e Achei, ancora oggi divide gli studiosi.
Tanti infatti gli interrogativi in merito a questo leggendario cavallo, tante le ipotesi. Tra esse, quella più recente di un illustre archeologo che ipotizza si trattasse in realtà di una nave.
Un’affermazione che rimette in discussione la narrazione omerica dell’Odissea, nella quale Ulisse ( la mente di questa strategia), nel suo racconto della guerra dinanzi al re dei Feaci, Alcinoo, si rivela e si racconta. Ma anche un’ipotesi che lascia supporre che il mito abbia ceduto il posto alla realtà nello stratagemma ideato dagli Achei per poter penetrare all’interno delle mura dell’inespugnabile Troia.
La guerra di Troia, al di là del mito
“ Ménin àide, teà, Peleiàdeo Achilléos”, l’ira canta, o diva, del Pelìde Achille. Con questo memorabile incipit Omero, o chi per lui, invoca la Dea affinché lo illumini nella narrazione di un episodio significativo dell’intera Iliade, che non ci parla in realtà delle vicende antecedenti della guerra. L’ira di Achille, questo il contenuto di migliaia di esametri. Questo il momento più significativo e determinante dell’ultimo anno della guerra di Troia.
Un Achille capriccioso, adirato con Agamennone, fratello di Menelao( il marito tradito da Elena) e capo della spedizione, che lo ha privato della sua schiava, nonché amante, Briseide. Capricci da divo! Qualcuno potrebbe obiettare.
In effetti Achille, l’eroe più temibile degli Achei, é consapevole della sua forza in battaglia e tiranneggia i suoi compagni. E’ lui il vero protagonista, lui il semidio.
Un racconto, dunque, che ci parla di guerra, di eroi, di onore, svilendo il ruolo delle donne a mero oggetto. Caratteristica, questa, della società greca del mondo classico.
Un racconto che ci racconta eventi risalenti all’età micenea (XII sec. a.C.) frutto della tradizione orale aedica, ma contenenti dati storici. E’ quasi unanimemente riconosciuta infatti la veridicità storica della leggendaria guerra tra Troia, ricca città dell’Anatolia e la coalizione achea.
Ciò grazie soprattutto agli scavi di Heinrich Schliemann sul sito archeologico di Hisarlik, in Turchia. Scavi che hanno consentito di ipotizzare l’esistenza storica di Troia. Una città fortificata in Asia Minore, la cui caduta intorno al 1200 a. C. potrebbe essere riconducibile alla guerra mossa alla città dai greci 400 anni prima del racconto di Omero.
Iliade e Odissea
E se L’Iliade ( IX sec.) ci ha fatto sognare con le gesta di questi super eroi in un conflitto scaturente probabilmente da rivalità commerciali, l’Odissea,( di certo non attribuibile ad Omero e posteriore all’Iliade) é stata la favola che ci ha trasportato in tante avventure.
Protagonista assoluto di quest’ultima opera é Lui, l’ideatore del Cavallo galeotto, Ulisse, re di Itaca. Personaggio entrato nell’immaginario collettivo come simbolo stesso dell’astuzia.
Ed é proprio lui a spiegare ai Feaci come ebbe termine la guerra di Troia: con l’inganno. Gli Achei infatti costruirono questo gigantesco cavallo, nel quale trovarono spazio numerosi eroi Achei, tra cui il nostro Ulisse.
Poi lo abbandonarono dinanzi alle porte di Troia. Incautamente i troiani, probabilmente mossi da curiosità, commisero l’errore che fu a loro fatale. Introdussero il cavallo all’interno della propria città e fu la fine.
Nella notte infatti i greci, nascosti nel cavallo, uscirono ed aprirono le porte della mura di Troia, consentendo agli altri greci di penetrare all’interno di questa e distruggerla con un incendio.
Il significato di questa leggenda
Il cavallo di Troia ( di cui ci parla ampiamente Virgilio, o meglio Enea, nell’Eneide), oggi é un collaudato simbolo di astuzia invincibile, tanto da essere stato utilizzato anche nel linguaggio informatico.
Ma, al di là del mito, che dà un alone magico alla narrazione, il tessuto narrativo, soprattutto dell’Iliade, é uno squarcio sulla realtà storica di un’epoca così remota come quella micenea. E la favola si confonde con la Storia, creandola con la nascita della scrittura alfabetica.
L’Iliade, infatti, con i suoi esametri, é il primo testo scritto dell’Occidente.
Irma Saracino