Piccolo centro del maceratese, Tolentino accoglie i visitatori con un alone di leggenda e santità che traspare dalle sue antiche costruzioni. Ma la ridente cittadina racchiude anche le vicende di una storia millenaria.
Dobbiamo risalire addirittura al paleolitico inferiore per tessere la tela della storia di Tolentino, un piccolo centro in provincia di Macerata che oggi annovera una popolazione di poco più di 17.000 abitanti.
Una cittadina che , proprio per la sua posizione geografica, territorialmente favorevole, ha sempre ospitato insediamenti abitativi ed è stata poi, essa stessa, polo storico e culturale, oltreché economico.
Posta al centro della vallata del Chienti, Tolentino ha rappresentato sempre un importante anello di congiunzione tra i monti Sibillini e il mare, divenendo quindi meta ambita dai potenti del passato.
Dai Piceni ai Romani e via, via, sino al periodo aureo del dominio papale, la cittadina è stata strategicamente importante per il controllo di un’aria territorialmente ricca e fondamentale per le comunicazioni.
Tolentino oggi
Circondata da imponenti mura duecentesche, Tolentino, mostra oggi le sue ferite ancora non rimarginate. Dopo l’ultimo terremoto infatti questa nicchia di storia e di arte ancora cerca di risanare il suo passato e molte chiese o edifici, storicamente rilevanti, non sono accessibili.
Ma il fascino di questa perla della Storia permane e, camminando tra le sue mura, i suoi portici, si segue un percorso denso di leggende, di miti, ma anche di santità. Sì perché Tolentino ospita ben due santi, di epoche diverse, ma molto vivi nel tessuto sociale del luogo, nonché nel vasto panorama della santità nazionale.
Flavio Giulio Catervio, prefetto del pretorio, ritiratosi a Tolentino verso la fine del IV secolo, del quale si conservano il magnifico sarcofago e quanto rimane del relativo panteum. E, forse più noto alla platea dei fedeli, San Nicola, le cui spoglie giacciono tra splendidi affreschi di scuola giottesca, all’interno di una Basilica di straordinaria bellezza.
La leggenda del ponte del diavolo
Ed è proprio San Nicola, vissuto tra il ‘200 e il ‘300, protagonista di una leggenda legata ad un ponte di struttura singolare. Un ponte chiamato appunto Ponte del Diavolo, perché sarebbe stato Satana in persona a costruirlo in una sola notte. Ma come andarono i fatti, secondo la narrazione popolare?
Si narra che Il costruttore di questo ponte, eretto nel 1268, Mastro Bentivegna, vistosi in difficoltà per l’irruenza del fiume Chienti, abbia stipulato un accordo segreto col diavolo per l’edificazione del ponte. Quali le modalità di questo accordo?
Il diavolo promise di realizzare in breve tempo l’ambizioso progetto del costruttore, ma in cambio avrebbe dovuto dargli l’anima del primo essere vivente che passasse sul ponte. Bentivegna promise e il ponte fu costruito in una notte.
Ma l’uomo, pentitosi, si rivolse a San Nicola che accolse il suo appello con prontezza ed astuzia.
Lo stratagemma
Proprio nel giorno della sua inaugurazione, il ponte, strategicamente, fu chiuso ad ogni eventuale passante. Poi, San Nicola, recatosi sul posto, con un cane al guinzaglio, estrasse dalla sua tonaca un’invitante forma di formaggio che lanciò sul ponte.
Il cane, liberato dal guinzaglio, la vide e corse sul ponte per addentarla. Nel frattempo il diavolo vide passare qualcuno sulla costruzione recente e lo catturò. E, solo in un secondo momento si rese conto di essere stato beffato.
Ancora una volta, così, la fede e il bene ebbero la meglio sul male.
Irma Saracino