Tutto é pronto per l’inauguration day del nuovo presidente degli Stati Uniti, anche la lista degli invitati.
Il 20 gennaio, tra le usuali coreografie, tanto care all’America, tornerà sulla scena l’istrionico Donald Trump. Un ritorno trionfale, indubbiamente favorito dai milioni dei tanti miliardari, ovviamente invitati, che siederanno in prima fila.
Un ritorno concretizzatosi anche grazie ad una campagna elettorale all’ultimo dollaro, densa di colpi di scena e di apostrofi esaltanti i valori del sogno imperialistico americano.
Trump, the king
Ovviamente, dopo il trionfo in sede elettorale, il biondo Donald celebrerà, come si conviene ad un re, la sua vittoria. E, per farlo in piena regola, sarà circondato dalla sua corte. Invitati illustri più per patrimonio, che per classe o per ideologia politica. Del resto che la politica ormai sia ridotta a livelli di show e di interessi personali ce lo dice la storia tormentata dei nostri giorni.
Gli invitati con profumo di dollari e i politici
Siederanno dunque in prima fila tutti i rappresentanti di quella che Biden ha definito ‘oligarchia‘. Dal Ceo di Tiktok, Chew Shou Zi, che vanta un contenzioso con il governo americano, cui é destinato il palco d’onore, al capo di Meta Zuckerberg,
Dal capo di Amazon Bezos, al Ceo di Open-Ai Sam Altman, quello di Apple, Tim Cook e l’ad di Google Sundar Pichai, generoso donatore di un milione di dollari per l’organizzazione dell’inauguration day.
E, a coronamento di questa saga, L’imprevedibile Donald ha invitato tutta la creme dell’estrema destra mondiale. Dal presidente argentino Milei all’ex presidente brasiliano Bolsonaro. Una presenza, quest’ultima, subordinata alla restituzione del passaporto, confiscatogli a seguito del tentato golpe del 2022.
Non mancherà invece il presidente del Salvador, Bukele e persino un alto rappresentante del presidente cinese Xi Jimping. Mentre solo pochi eletti, tra i leader europei, potranno assistere all‘incoronazione, tutti rigorosamente di destra
Da Orban al leader britannico anti-ue Nigel Farage, dal leader del partito di estrema destra francese Reconquête, Eric Zemmour, all’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, appena eletto leader dei conservatori di Ecr. E, tra essi, supremo riconoscimento alla bella Italia, il fiore all’occhiello del nostro Governo: Giorgia Meloni, probabilmente assente.
Assente ingiustificata Michelle Obama, che, unitamente al marito Barak, ha disertato l’invito. Non invitata, invece, Ursula von der Leyen, probabilmente scomoda per le sue posizioni politiche.
Insomma un vero trionfo, a giudicare dalla lista degli invitati, della democrazia o, quantomeno, della nuova visione di essa. Marcatamente oligarchica, marcatamente imperialista.
Irma Saracino