TrumpLa performance delle firme

Tra guerra dei dazi e deportazioni di massa Donald Trump rivoluziona l’America. Inizia l’Età dell’oro?

Tornato da trionfatore alla Casa Bianca, il 47esimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, indossa i panni dell’Imperatore. E, consapevole dell’appoggio popolare, mette in pratica le promesse elettorali. Ovviamente con una coreografia che, se è gradita agli americani, mette a nudo il degrado della politica statunitense a performance mediali di dubbio gusto.

deportazione2 Trump, tra deliri di onnipotenza e realtà
Le coreografiche firme di Trump

Immortalato, infatti, dalle telecamere nell’atto di apporre la sua firma a una serie notevole di provvedimenti di sapore nazionalista, col suo usuale cipiglio da uomo dal pugno di ferro, il presidente pregiudicato inizia la nuova era Trump.

The dream of the Americans

Può un sogno divenire realtà? Evidentemente sì,  per gli Americani che hanno salutato con un entusiasmo fuori del comune l’insediamento di quello che appare a tutti gli effetti un imperatore.

Il tycoon, sin dai primi giorni, coadiuvato dall’onnipresente Elon Musk, ha dato avvio a un processo risolutivo per la realizzazione del sogno americano, estremamente nazionalista, di una Età dell’oro.

E, al grido di Make America great again folle esultanti hanno celebrato il loro idolo, dimentiche dei tanti guai giudiziari del magico Donald, ma soprattutto dimentiche di un’economia già solida durante l’amministrazione Biden.

I balletti, i salti e i saluti romani

Tutto estremamente popolare, ma efficace. Dai balletti di Trump ai saltelli di Elon Musk, nostalgico di quell’impero che ha consegnato alla storia la grandezza di Roma. Tutto ha concorso a creare o, quanto meno, a consolidare negli Americani la certezza di un potere mondiale dell’America.

deportazione Trump, tra deliri di onnipotenza e realtà
Scene di deportazione

E non importa se migliaia di poveracci, ammanettati, subiscono l’onta di una deportazione forzata nelle loro patrie. Non importa se la politica trumpiana dei dazi ad oltranza può creare un isolamento internazionale, suscettibile di conseguenze dannose per la loro Nazione.

Ciò che conta è essere The greatest nation, la più potente, preferibilmente di razza bianca. E, a tale proposito, ben venga l’abolizione dello ius soli, immediatamente firmata  da Trump.

La storia continua

 Così, dopo l’eccidio della popolazione indigena di questo immenso territorio, gli Americani riscrivono la loro storia all’insegna di un’intransigenza e di un razzismo che certamente è radicato in una larga fascia della popolazione da sempre.

Ma se la massa ha accolto trionfalmente l’istrionico presidente, plaudendo anche al saluto fascista di Musk,  non manca quella parte di America che crede ancora nella democrazia e che guarda con una certa apprensione a questa nuova amministrazione.

Ovviamente non resta che attendere e, soprattutto, vedere se l’astuto e magico Donald riuscirà davvero a porre termine alle guerre che agitano l’orizzonte di questi nostri giorni. Gli interrogativi sono tanti, ancor di più le perplessità

Irma Saracino

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