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All’indomani del delirante piano di Trump sul futuro di Gaza, il mondo boccia all’unanimità le sue proposte.

Tornato trionfalmente alla Casa Bianca, Donald Trump sembra pervaso da un delirio d’onnipotenza che lo porta a progetti e decisioni, di certo, non in linea con il diritto internazionale, né tantomeno con i diritti umani. E il mondo ascolta con stupore, ma anche con crescente biasimo, le sue pericolose mire espansionistiche

deportazione2 Il mondo dice no al piano di Trump per Gaza
Lo show iniziale di Trump

Sin dalle prime battute del suo nuovo mandato infatti ha creato un vero terremoto mediatico, e non solo, ripristinando leggi altamente repressive e abrogando ogni liceità identitaria. Presentatosi come l’uomo del destino, pacificatore supremo di tutti i conflitti attualmente in atto, sta in realtà minando ancor più i precari equilibri intermazionali.

Ed é in questa ottica che va letto il suo piano su Gaza, comunicato ieri, alla presenza di Netanyahu, nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca, immortalata dalle telecamere di tutto il mondo.

Il progetto per Gaza

Accompagnato dal sorriso trionfante del tanto discusso leader israeliano, il tycoon ha esposto quello che lui stesso ha definito un piano ideale per una definitiva soluzione dell’annosa questione palestinese.

Via i palestinesi da Gaza ( circa 2,2 milioni di persone), da sistemare, non si sa come, in Egitto e Giordania. Controllo statunitense della striscia ( anche con milizie ” se serve”) e, per finire, ricostruzione di Gaza, ora ridotta a un cumulo di macerie, sempre a carico degli Stati Uniti. Queste, in sintesi, le linee principali di un piano a dir poco assurdo

L’obiettivo? Fare di Gaza la Costa Azzurra del medio oriente. Un progetto ambizioso che non tiene conto delle esigenze di un popolo e che cancella anche solo l’idea della creazione di uno Stato palestinese

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Gaza oggi

Un progetto che, secondo il neoeletto presidente Usa, é piaciuto a tutti. Ma nella realtà ha raccolto i favori solo di Netanyahu e della sua corte di estrema destra.

Le reazioni internazionali

Da Berlino a Parigi, da Londra all’Onu, dal mondo arabo sino alla lontana Australia il dissenso é stato unanime. Il mondo intero si é opposto a questa deportazione forzata dei palestinesi, considerata da Guterres e da altri Stati una violazione del diritto internazionale.

Giordania ed Egitto hanno dichiarato la loro indisponibilità ad accogliere sui loro territori un numero così considerevole di rifugiati palestinesi, mentre Hamas ha definito tale piano ‘benzina sul fuoco’.

Ed anche la Cina, come Teheran hanno reclamato la costituzione di uno stato palestinese, privo del controllo di terze parti.

Un quadro poco esaltante, dunque, per la nuova amministrazione Trump, che ha decisamente messo a nudo ieri le reali intenzioni, sia di Israele che dello stesso Trump, uniti ormai da una solida amicizia, come messo in luce, nel corso della conferenza, da Netanyahu. Ringalluzzito, quest’ultimo dalle ingenti forniture di armi statunitensi.

E, proprio in nome di questa amicizia ritrovata, il leader israeliano é uscito dall’Onu, sulle orme del presidente statunitense

Aspettative disattese?

Il terremoto Trump ha scosso profondamente anche l’opinione pubblica americana, sia per le deportazioni degli immigrati, che per questo progetto. Un progetto che certamente non concorre a creare quella pace cui tutti anelano.

In tanti sono scesi in piazza, negli Stati Uniti, per dare voce al loro malcontento. E quell’orizzonte di pace, prospettato dal Tycoon, sembra allontanarsi sempre più.

Irma Saracino

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