storiaL'originale della xilografia, corredata anche da scritti, di Durer (1515)

Nel Castello di If, sull’isola omonima, una copia di una xilografia ci racconta la storia di un rinoceronte triste

Con una traversata di circa 20 minuti in traghetto, dal vecchio porto di Marsiglia, si può arrivare all’isola di If. È un isolotto difeso da un castello, tristemente noto per la sua storia, fatto costruire da Francesco I di Francia nel 1528 per proteggere la rada di Marsiglia.

Lo Château d’If è costituito da una poderosa cinta bastionata che corre lungo tutto il perimetro dell’isola, con al centro il fortino quadrato e fiancheggiato da tre torrioni cilindrici. Usato come prigione di stato dal 1634 al 1872, deve la sua fama ad Alexandre Dumas che lo descrisse nel suo romanzo Il Conte di Montecristo” come prigione dei suoi protagonisti, Edmond Dantès e l’Abate Faria.

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Il castello d’If

L’interno del castello e la storia del rinoceronte

Visitando le numerose celle del castello, luoghi di detenzione di numerosi personaggi famosi, si giunge al corpo di guardia dove l’occhio del visitatore è attratto da un disegno di un rinoceronte, appeso ad una parete.

Si tratta di una copia della famosa xilografia del pittore e incisore tedesco Albrecht Dürer, realizzata nel 1515. Una breve didascalia, in calce all’opera, accenna alla storia del rinoceronte raffigurato, che non può non incuriosire il visitatore.

Nel 1515, ancor prima della costruzione della fortezza, Muzafar II, sultano dell’attuale Gujarat nell’India occidentale, regalò un rinoceronte indiano al viceré del Portogallo a Goa. Questi, in difficoltà per la gestione dell’animale nella sua piccola colonia, pensò di regalare il pachiderma al re del Portogallo Manuele I per la collezione di animali della sua tenuta di Ribeira.

Dopo 120 giorni di navigazione il rinoceronte arrivò nel porto di Lisbona. L’evento suscitò grande scalpore, da mille anni infatti non si vedeva in Europa un esemplare di rinoceronte indiano.

La descrizione di Plinio il vecchio

Plinio il vecchio, nella sua Naturalis Historia, aveva descritto un animale simile che aveva combattuto negli anfiteatri romani per dilettare il pubblico. Il rinoceronte era simbolo di lentezza nell’ira ma, una volta irritato, diventava ferocissimo.

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La vbisione del mare dall’interno di una cella del castello

Considerato l’acerrimo nemico dell’elefante, il rinoceronte è l’unico animale che possa costituire un reale pericolo per il pachiderma più grande in natura. Quando si incontrano, il rinoceronte carica con la testa tra le zampe anteriori dell’elefante al fine di squarciarne il ventre con il suo affilato corno posto sul naso. L’elefante, non potendosi difendere, non ha scampo.

Il re e la sua corte

Il re organizzò subito uno spettacolo imperniato sullo scontro tra il rinoceronte ed uno degli elefanti del suo serraglio. Voleva offrire non solo un nuovo divertimento alla sua corte, ma anche verificare quanto descritto nelle fonti classiche di Plinio il Vecchio.

E, al cospetto di una grande folla, lo spettacolo si concluse con la fuga dell’elefante. Dopo soli pochi mesi il re Manuele I regalò il rinoceronte al papa Leone X, Giovanni de’ Medici, per entrare nelle sue grazie, voleva infatti ottenere il riconoscimento dei diritti portoghesi su alcune nuove colonie.

Lo scopo era anche quello di poter organizzare anche a Roma uno scontro dell’animale con un elefante già da lui stesso regalato in precedenza.

Il triste rinoceronte fu nuovamente imbarcato alla volta del porto di Civitavecchia. Durante il trasporto, nel gennaio del 1516, la nave attraccò a Marsiglia e il rinoceronte fu temporaneamente ospitato sull’isola di If, suscitando anche in Francia grande scalpore.

Lo stesso re di Francia, Francesco I, di ritorno dalla vittoriosa battaglia di Marignano, volle far visita all’animale e, in quella occasione, si rese conto di come il porto di Marsiglia fosse troppo esposto agli attacchi nemici.

La costruzione del castello d’If

Riconoscendo il valore strategico dell’isola di If, decise quindi di costruirvi una fortezza che potesse proteggere il porto e tutta la rada.

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Giungendo nei pressi della fortezza

La nave, ripartita con il suo prezioso carico, però, al largo di Porto venere, in Liguria, affondò nel corso di una tempesta.

Benché nei testi antichi di Plinio fosse scritto che il rinoceronte sapesse nuotare, dato che era legato nella stiva della nave, morì annegato.

Successivamente ripescata, la sua carcassa fu imbalsamata e imbarcata nuovamente per Roma. Dopo l’arrivo a Roma però se ne persero le tracce. Forse Giovanni de’ Medici aveva trasferito il prezioso cimelio a Firenze per arricchire la collezione naturalistica della famiglia Medici.

Il clamore

L’evento dell’arrivo in Europa di un rinoceronte aveva ispirato non solo la xilografia di Dürer, ma anche molti altri artisti che, attraverso racconti, cronache, disegni e pitture avevano celebrato l’animale esotico. Persino Raffaello immortalò questo animale nella “Creazione degli animali” dei Palazzi Pontifici.

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L’affresco di Raffaelo

Probabilmente Dürer non vide mai l’animale, la sua stampa infatti presenta alcuni errori. Il più evidente è la presenza di un corno sulla schiena.

Il rinoceronte indiano ha solo un corno sul naso a differenza di quello africano, che ne ha due, uno sulla schiena ed uno sul naso.

Le ragioni per cui l’evento suscitò tanto clamore potrebbero essere molteplici. L’Europa si espandeva sfruttando nuove tecnologie della navigazione e aver trasportato un rinoceronte dall’India fu considerato un’impresa titanica.

C’era una grande volontà di divulgare notizie di viaggi e scoperte dal mondo esotico attraverso la stampa. La gente aveva sentito parlare del rinoceronte solo nei testi classici greci e latini, mentre, da quel momento, diventava un animale reale, non fiabesco ed immaginario.

I testi antichi erano affidabili. Il rinoceronte diventava una sorta di Rinascimento zoologico che incarnava la scoperta di terre nuove e tempi antichi.

Considerazioni

Questa è una storia straordinaria, ma non più di altre storie che si celano dietro altre opere d’arte. È una storia che ci racconta come l’Uomo progredisca a spese della natura.

È una storia che oggi ci affascina, ci commuove ma che, soprattutto, ci indigna. È la storia del rinoceronte triste di Dürer.

Bruno Matacchieri

Di Bruno Matacchieri

medico psichiatra, scrittore, esperto di opera lirica

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