zio peppinoIl forno di Zio Peppino

Un racconto intriso di storia e di emozioni quello di Zio Peppino, figura rappresentativa della  realtà di un tempo di Ginosa, frizzante cittadina del tarantino

Tra le tante voci di un passato che spesso ignoriamo, ma che vivono nella nostra identità culturale quella di Zio Peppino assume un potere evocativo di grande spessore.

Fornaio di professione, geloso custode di un mestiere che va scomparendo, nella sua formula artigianale, Peppino, personaggio ben noto agli abitanti della ridente Ginosa, nel tarantino, ci accoglie con quell’entusiasmo straordinario di una volta.

Un entusiasmo che si esprime  in quella ospitalità di un tempo, propria del nostro Sud. Un’ospitalità in cui il racconto, venato di nostalgia, si fa vivo e fotografa la realtà del Paese e della sua gente.

 Zio Peppino e le voci del passato
Nella via del Forno

Nella via del Forno

Camminando per le stradine di Ginosa, circondati dalla magica atmosfera della Pasqua, scendiamo giù, in quella Via del Forno che trae la sua denominazione dalla presenza di un forno che è storia, vita, cultura di un popolo da ben 250 anni.

E’ il forno di zio Peppino che ci viene incontro sorridente e ci mostra gli strumenti del mestiere, proiettandoci subito in quel clima di generosità e di condivisione solidale che caratterizzava in passato le realtà contadine, specie del Sud Italia.

 Realtà in cui anche la miseria veniva combattuta con la condivisione e l’aiuto reciproco. Un tempo in cui la felicità risiedeva nella capacità di assaporare anche le piccole cose, come il pane fatto in casa e poi portato al forno, per essere cotto.

E mentre ascoltiamo i racconti di Peppino, ci pare quasi di percepire i profumi del passato. Quell’odore tipico della manualità nella preparazione di un alimento base  quale il pane.

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Peppino ci racconta

Gli echi lontani

 Riecheggiano gli echi lontani della vita difficile, ma densa di felicità della gente semplice, che sapeva colmare i vuoti e le difficoltà con la condivisione e la solidarietà.

Tanto che anche la mamma di Peppino, protagonista assoluta della gestione del forno, diveniva figura cardine della quotidianità e la Via del Forno di Ginosa era il punto di riferimento anche dei bambini che, specie nel periodo pasquale, attendevano con impazienza le Colombe appena sfornate e si inebriavano del profumo dei taralli scaldati appena usciti dal forno.

Nostalgia del tempo che fu, rimpianto di quel c’era una volta che sapeva illuminare anche il buio di un’esistenza non sempre facile. E gli occhi di Peppino si velano di tristezza nel raccontare.

Il racconto

 Ci parla di come le donne portassero il pane, fatto con il lievito madre, su tavole poggiate sulle proprie teste sino al forno. Ci racconta dell’entusiasmo dei bambini nell’attesa dei dolci tipici di ogni periodo festivo. E il suo rimpianto di un tempo, ormai cancellato dal presente, diviene anche il nostro.

Ci mostra gli arnesi del mestiere e rimaniamo stupiti di fronte ad una carriola, da lui costruita, che cela braci su cui chiunque può cuocere all’occorrenza la sua carne.

peppino2-rotated Zio Peppino e le voci del passato
Peppino e la sua carriola

Stupiti da tanta generosità, gustiamo gli antichi sapori delle focacce prodotte artigianalmente, irrorate da quel vino che è quasi simbolo di vita, mentre Peppino ci sorride.

Così, nella convivialità, nella semplicità di quel forno che ci parla del passato ritroviamo  anche un po’ di noi stessi. E ricordiamo la nostra infanzia. Quell’età dell’ingenuità che sapeva cogliere l’essenza e il significato delle cose semplici.

Capiamo che comunque la Pasqua è anche  lì, nella rinascita di quegli antichi sapori  che sono sensazioni, atmosfere.

E certamente più vivi, più veri ci allontaniamo da Via del Forno, salutando Peppino e sperando che questo modo di vivere del passato possa rappresentare per tanti la chiave di lettura anche del futuro.

Irma Saracino

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